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Appelli

Abbiamo rinunciato ai soldati turchi prigionieri del PKK?

Anni dopo che oltre una dozzina di soldati turchi sono stati fatti prigionieri da gruppi militanti curdi, i soldati ancora non sono tornati a casa e c’è un silenzio quasi totale sul caso da parte dei media governativi.

L’estate del 2015 ha visto rompersi i negoziati di pace tra il governo turco e i leader curdi, fomentando un periodo di violenze nel sudest della Turchia in prevalenza curdo.

Tra il 24 luglio 2015 e il and 21 settembre 2016, complessivamente 13 soldati e poliziotti sono stati catturati dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che conduce un’insurrezione armata contro il governo turco dagli anni ‘80. Sono stati catturati in check-point stradali nelle città del sudest della Turchia. Alcuni avevano incarichi di soli tre mesi, altri erano in cammino per tornare a casa.

Da allora le famiglie hanno incontrato deputati, ministri e partiti politici per chiedere aiuto, ma negli ultimi quattro anni le loro preghiere hanno incontrato il silenzio. Noi sappiamo che i soldati sono in buona salute grazie a lettere alle famiglie e foto che sono state pubblicate da ANF, un’agenzia stampa curda.

Ma oltre al lavoro dell’Associazione per i Diritti Umani della Turchia (İHD), in particolare gli sforzi concertati del co-presidente Öztürk Türkdoğan e del dirigente Raci Bilici, praticamente nessuno sta lavorando per un rilascio in sicurezza di questi soldati. L’İHD ha ripetutamente contattato diversi ministeri, perfino l’ufficio del Presidente, ma senza ottenere alcun risultato.

Nello scorso anno ho avuto l’opportunità di incontrare alcune delle famiglie di questi soldati. Sono una delle persone che cercano di mantenere la comunicazione tra queste famiglie e i funzionari a Ankara. Speravo che saremmo riusciti a fare sommessamente dei progressi, per fare forse un piccolo passo avanti nel riunire questi soldati alle loro famiglie e per questo finora abbiamo evitato di scrivere su questo tema.

Ma non ha funzionato. I nostri sforzi a Ankara non hanno portato alcun risultato e il governo ha chiuso gli occhi sulle famiglie di questi soldati. Alla fine ho deciso di scrivere su questo tema, con le scuse alle famiglie per il mio ritardo.

Gürsel Özbey è il padre di uno dei soldati sequestrati e è l’ex Presidente della borsa delle merci nella città di Malatya nell’Anatolia centrale. Suo figlio, Semih Özbey, era in servizio nella città di Rize sulla costa del Mar Nero e quando è stato catturato dal PKK stava tornando a Malatya per visitare sua madre malata di cancro.

Da allora Gürsel ha fatto tutto ciò che era in suo potere per salvare suo figlio. Si è recato da tutte le autorità e da tutti i politici rilevanti, compreso lo stesso Presidente Recep Tayyip Erdoğan, ma finora non si è avvicinato alla possibilità di riportare a casa suo figlio. Non ha né notizie di suo figlio, né alcun impegno da parte delle autorità che avvieranno un processo per trovarlo.

Prima di scrivere questo, ho parlato al telefono con Gürsel. “Da quando sono stati presi non abbiamo avuto un giorno felice,” ha esordito.

“Il PKK dice che l’İHD deve comporre una delegazione, che il governo deve garantire la protezione di questa delegazione e che devono venire a prendere i prigionieri. Dicono di non poter rilasciare queste persone nelle custodia di altri, per la loro sicurezza,” mi ha detto Gürsel.

“Il PKK sta dicendo che sono pronti a liberare questi prigionieri se qualcuno viene a prenderli. Ma il governo non è disposto a ascoltare. Ho parlato con il Presidente Erdoğan. Lui ha detto di essere paziente. Ma noi abbiamo finito la pazienza. Pensa quanto si preoccupa una madre quando un figlio rientra a casa tardi. Noi stiamo aspettando nostro figlio da quattro anni. I nostri figli ora sono salvi, ma chi può garantire che domani non gli succederà nulla?”

“Questi figli sono soldati della Repubblica di Turchia e sono stati presi mentre prestavano servizio per il governo. Il governo non riconosce tutto questo? Per piacere scrivine, apri una discussione. Il pubblico deve saperne di più. Il governo deve agire. Trovare una soluzione e riportarci i nostri figli. Sono passate così tante feste. Da quando i nostri figli sono stati presi, non abbiamo avuto un giorno felice.”

Sembra che il governo abbia rinunciato a questi soldati e poliziotti tenuti prigionieri. Sono passati anni. Mentre vanno avanti operazioni militari, le vite di queste persone sono in pericolo crescente. Sequestri come questi si sono verificati in precedenza negli anni ‘90 e all’inizio degli anni 2000 e il governo ha dato all’ İHD l’autorità di comporre una delegazione e di recuperare queste persone dal PKK. Lo stesso deve avvenire oggi.

Vorrei ripetere gli appelli dell’İHD:

Dobbiamo parlare con il governo: queste persone sono cittadini turchi. Dovete ascoltare le loro famiglie e compiere i passi necessari per garantire che siano riuniti alle loro famiglie.

Dobbiamo parlare con partiti politici: fate spazio per questo tema nelle vostre agende, ascoltate le loro famiglie e fate pressione sul governo perché compia i passi necessari.

Dobbiamo parlare con il PKK: cercate di trovare altri modi per garantire queste persone siano riunite alle loro famiglie. Sono loro che soffrono di più.

E dobbiamo parlare con il pubblico: fino a quando non c’è una forte richiesta da parte del pubblico, sembra improbabile che il governo agisca. Amplificate le voci delle famiglie. Il prezzo del silenzio è la perdita di una persona amata per una madre, un padre, un figlio, un’amante, un fratello… Guardate i vostri cari e e pensate alle persone i cui parenti sono prigionieri da anni.

E, è bello considerare la possibilità che riunire soldati e funzionari di polizia alle loro famiglie potrebbe aprire una piccola finestra per un processo di pace più grande!

di Nurcan Baysal

Fonte: AHVAL

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