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Paratie chiuse

La Turchia inizia a riempire il lago artificiale di Ilisu senza informarne la popolazione. La resistenza continuadi Nick Brauns

Nonostante grandi proteste, il governo turco ha iniziato il riempimento del lago artificiale di Ilisu nella parte superiore del Tigri nell’est del Paese abitata da curdi. Su immagini satellitari si riconosce che il lago artificiale si estende già su una superficie di diversi chilometri nella valle del Tigri e nelle sue convalli.

Contro la costruzione, che fa parte del Progetto Anatolia del Sud che comprende una serie di dighe e centrali idroelettriche, da decenni c’è resistenza. Perché nelle acque del lago artificiale di 313 chilometri quadri verrebbe sommersa la città antica di 12.000 anni di Hasankeyf ricavata nelle rocce, con i suoi monumenti storici unici derivanti da millenni di storia dell’umanità, così come 199 villaggi. Fino a 80.000 persone che vivono in prevalenza di agricoltura dovrebbero lasciare la loro terra in larga misura senza risarcimenti. Dato che una gran parte di loro sostiene il Partito Democratico dei Popoli (HDP) dell’opposizione di sinistra o addirittura il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) bandito in Turchia, la loro espulsione non è un »danno collaterale«, ma evidentemente è voluta dal governo turco nell’ambito della strategia di lotta alle sommosse. Ma non solo andrebbe distrutta la valle del Tigri con la sua flora e fauna unica. Anche l’agricoltura nel vicino Iraq è minacciata da gravi danni. I paesaggi paludosi considerati patrimonio mondiale dell’UNESCO verrebbero prosciugati se il Tigri che fa da arteria vitale portasse meno acqua.

Negli ultimi decenni si è più volte reso necessario interrompere la costruzione della diga. Così Germania, Austria e Svizzera nel 2009 per mancanza di condizioni per la protezione dell’ambiente e dei beni culturali sono uscite dal progetto. Più tardi tribunali turchi proibirono temporaneamente la prosecuzione dei lavori. Inoltre problemi tecnici e mancanza di fondi hanno procrastinato per anni il completamento. Tuttora non tutti i lavori di costruzione legati alla diga sono completati. Il reinsediamento degli abitanti colpiti non è ancora iniziato. Nonostante questo il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan nel frattempo aveva annunciato l’inizio del riempimento del lago artificiale per il 10 giugno. In precedenza contro questo nella ormai terza giornata di azione mondiale c’erano state proteste in Turchia, Iraq e in diverse città europee. In seguito a questo la scadenza era stata rinviata a tempo indeterminato.

Sull’attuale inizio dell’accumulo non c’è alcuna dichiarazione da parte del governo. L’agenzia idrica statale DSI ha solo fatto sapere informalmente a alcuni abitanti, che sarebbe stato avviato un »riempimento di prova« del bacino. Le immagini aeree tuttavia hanno mostrato che non si tratta di un test, ammonisce l’ingegnere Ercan Ayboga come portavoce della »Iniziativa per il Salvataggio di Hasankeyf«. Per la gente nella valle del Tigri ci sarebbe pericolo di vita. Ma il governo avrebbe intenzione di »realizzare in silenzio l’accumulo per mettere l’opinione pubblica davanti al fatto compiuto«.

Intanto in Turchia e a livello internazionale continua la resistenza contro la diga in Turchia. A Hasankeyf stessa le proteste vengono sciolte con la violenza o disturbate. Così poliziotti lo scorso fine settimana hanno battuto sui loro scudi con tale forza che non è più stato possibile ascoltare l’intervento di un deputato HDP. Martedì la polizia ha arrestato dieci membri dei giovani HDP durante una passeggiata di protesta. Secondo i piani dell’ente idrico, l’antica città potrebbe essere sott’acqua già a novembre. Ma Ayboga resta moderatamente ottimista. Così per via della notorietà di cui Hasankeyf ormai gode in Turchia, vede la possibilità di riuscire a fermare un ulteriore accumulo.

da junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/360032.ilisu-staudamm-t%C3%BCrkei-wehre-geschlossen.html

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