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Opinioni e analisi

Senza parole

Elezioni del sindaco a Istanbul: Opposizione la spunta contro il candidato governativodi Max Zirngast, Ankara

La sconfitta dell’AKP per un soffio durante le elezioni locali di marzo a Istanbul, domenica è diventata devastante. La differenza di voti minima, di circa 13.700 voti tra il candidato dell’opposizione Ekrem Imamoglu del CHP e l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri e candidato del regime Binali Yildirim, è schizzata a 806.000. Da un rapporto di 48,8 a 48,6 percento ne è risultato uno di 54,21 a 44,99 percento. Yildirim ha perso voti senza eccezione in tutti i distretti di Istanbul.

Nelle elezioni locali del 31 marzo l’alleanza al governo tra AKP e MHP (Alleanza popolare) aveva perso quasi tutte le grandi città a favore dell’opposizione. Il controllo sulle amministrazioni cittadine in Turchia è importante, si tratta di grandi risorse economiche. Ancora più importante però: le elezioni locali precedenti erano una specie di referendum ufficioso sul regime AKP-MHP. E Istanbul gode di uno status speciale.

Il Presidente Recep Tayyip Erdogan, arrivato lui stesso ai vertici della politica nazionale da sindaco della città, lo sa bene. »Chi conquista Istanbul, conquista anche la Turchia«, aveva detto ripetutamente. La sconfitta di fine marzo non è stata accettata e annullata nell’ambito di un golpe eseguito dal più alto ente elettorale.

Ma il risultato attuale è così devastante che l’agenzia stampa statale Anadolu lo ha annunciato solo molto tardi – in contemporanea con il breve discorso di Yildirim in cui ha riconosciuto la propria sconfitta. Il leader dell’MHP Devlet Bahceli e Erdogan non si sono nemmeno presentati nei media, hanno preso posizione solo brevemente attraverso il servizio di notizie brevi Twitter. I media di regime sono rimasti senza parole, nelle strade di Istanbul è iniziata una grande festa.

Erdogan a lungo è stato considerato invincibile, e se perdeva lo stesso, alla fine trasformava la sconfitta comunque in una vittoria – quali che fossero i metodi da usare. Ma questa volta non è servito a niente. Inizialmente ha dato la precedenza a Yildirim. Poi ha cercato di creare lo stesso un immagine positiva e di atteggiarsi a democratico. Ma niente carota senza bastone, il ruolo del »Bad Cop« lo ha assunto il Ministro degli Interni Süleyman Soylu.

Nella settimana prima delle elezioni Erdogan stesso è salito di nuovo sul ring. Forse pensava di poter ancora salvare qualcosa. Tra l’altro ha minacciato misure giuridiche contro Imamoglu e attraverso un breve messaggio del fondatore del PKK, Abdullah Öcalan, ha cercato di influenzare gli elettori curdi. Soprattutto quest’ultima cosa è stata notevole. Il Presidente turco ha perfino evocato di un conflitto nel movimento curdo. I media governativi si sono adirati con l’HDP di sinistra che avrebbe ignorato la presunta indicazione di Öcalan di non schierarsi (ossia di non votare) e aveva invitato la propria base a votare contro il regime AKP-MHP.

Fa parte delle assurdità di queste elezioni. il fatto che Erdogan abbia difeso Öcalan e che il capo dell’MHP fascista, che fa del razzismo nei confronti dei curdi la sua ragion d’essere, abbia suggerito loro di dare retta al fondatore del PKK. Che questo non avrebbe funzionato era prevedibile – al contrario dovrebbe piuttosto aver confuso aree del campo nazionalista. Il movimento curdo ancora una volta ha mostrato la sua forza e reso chiaro che attualmente in Turchia non può essere fatta politica senza di lui.

La vittoria dell’opposizione tuttavia, è anche una vittoria delle forze popolari che da anni resistono contro ogni repressione e inganno. È collegata in primo luogo alla debolezza della sinistra organizzata che questo si esprima attraverso il sostegno al moderato Imamoglu. Lui non persegue un cambiamento del sistema, ma una restaurazione delle istituzioni della Repubblica di Turchia, anche in base ai desideri del capitale internazionale.

È possibile che la crisi del regime diventi più profonda e che presto saranno fissate elezioni anticipate. Questo offrirebbe nuove possibilità agli attori sociali. Le elezioni a Istanbul per questo non sono il ritorno alla democrazia spacciato da alcuni media, ma potrebbero avviare un vero processo di democratizzazione.

Da: junge Welt

https://www.jungewelt.de/artikel/357462.t%C3%BCrkei-sprache-verschlagen.html

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