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Rassegna Stampa

Segni di vita da Öcalan

Prima visita al Presidente del PKK dopo due anni e mezzo- Dopo circa due anni e mezzo Abdullah Öcalan, membro fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e dal 1999 imprigionato sull’isola carcere Imrali nel Mar di Marmara, sabato ha ricevuto suo fratello per una visita. Il quasi 70enne, che è stato condannato all’ergastolo, per quanto riguarda la salute starebbe bene, ha poi dichiarato la co-Presidente del Partito Democratico dei Popoli (HDP) di sinistra, Pervin Buldan, attraverso il servizio di notizie brevi Twitter. Della situazione politica non si sarebbe parlato nell’incontro, ha fatto sapere inoltre l’HDP.

Né avvocato né parenti né deputati hanno potuto vedere Öcalan dall’ultima visita di suo fratello nel settembre 2016, che era stata possibile imporre grazie a uno sciopero della fame di prigionieri del PKK. Questa volta la vista dei Mehmet è stata permessa dal governo solo dopo che la deputata HDP Leyla Güven, lei stessa in carcerazione preventiva, 66 giorni fa è entrata in sciopero della fame a tempo indeterminato. Chiedeva di rimuovere l’isolamento di Öcalan. Nelle scorse settimane centinaia di componenti del PKK incarcerati si sono uniti alla Güven. Le condizioni di salute della deputata HDP da ultimo secondo quanto dichiarato dal suo partito, erano peggiorate in modo drammatico. Se interromperà il suo sciopero della fame, domenica mattina non era ancora noto.

A Kobane e in altre città della Siria del nord nella notte tra sabato e domenica ci sono stati festeggiamenti con falò, caroselli di auto e spari in aria. Öcalan, nella regione di amministrazione autonoma della Siria del nord attualmente sotto la minaccia di un ingresso militare turco, è ammirato come precursore della »Rivoluzione del Rojava«.

A Parigi sabato migliaia di curde e curdi da tutta Europa sono scesi in piazza in occasione del sesto anniversario della morte della co-fondatrice del PKK Sakine Cansiz, e di altre due rivoluzionarie curde assassinate lì nel 2013 da un fascista turco. Chiedono un chiarimento completo del crimine. Il processo era stato fermato dopo che l’assassino, Ömer Güney, poco prima dell’inizio del processo alla fine del 2016 è morto in carcerazione preventiva, anche se perfino l’atto di accusa partiva dall’idea di una responsabilità dei servizi segreti turchi.

 

di Nick Brauns
 
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