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Interviste

Perché una cosa del genere non succeda più a nessuno

Carcere JVA Kleve: il siriano Amed A. è morto dopo un incendio nella sua cella. Il caso presenta una serie di enigmi. Un colloquio con Necdal Disli Il 17 settembre nel carcere di Kleve c’è stato un incendio nella cella del curdo siriano Amed A. Appena due settimane dopo il 26enne è morto a causa delle sue ferite. Poi si è saputo che Amed A. era detenuto ingiustamente. Come si è potuti arrivare a questo?Necdal Disli è avvocato e rappresenta la famiglia di Amed A.

È possibile che lo pseudonimo di un africano abbia portato allo scambio. Tuttavia né il luogo di nascita né la data di nascita erano uguali. Anche il fatto che il colore della pelle di un curdo siriano e di un africano è diverso, le autorità »non lo hanno notato«.

Appare molto poco plausibile.

Si

Ma Amed A. non ha fatto notare che si trattava di uno scambio?

Ha più volte detto sia alla polizia sia nel carcere di non essere la persona ricercata. Più di questo non poteva dire. Non è stato preso sul serio quello che ha avanzato.

Si sa già qualcosa sulla causa dell’incendio? Si può già dire perché la cella di Amed A. ha preso fuoco?

Ho avuto un colloquio telefonico con la procura. È stato detto che si indaga in tutte le direzioni. Sono da prendere in considerazione diverse possibilità: da un lato la colpa altrui. In secondo luogo un errore tecnico – per il quale ci sono pochi riscontri. E in terzo luogo che abbia lui stesso appiccato il fuoco.

Se si trattasse del terzo caso, va verificato se è presente omicidio colposo. Perché è così: Amed A. dice di non essere il ricercato. Resta lo stesso per settimane in carcere. Nessuno lo aiuta. Nessuno gli crede. È detenuto ingiustamente. Resta in una situazione in cui non sa cosa deve fare.

Che sia necessario indagare rispetto alla privazione della libertà è chiaro. Che sia presente questa ipotesi di reato a mio avviso è evidente. Oltre a questo è presente quantomeno il sospetto di un omicidio colposo, per la quale attualmente non è ancora possibile dire chi è responsabile – questo dovrà accertarlo nel dettaglio la procura.

Che posizione ha la famiglia rispetto al caso? Quali sono le sue richieste?

La famiglia vuole in primo luogo che sia chiarito cosa è successo. E questo dovrebbe essere nell’interesse di tutti coloro che si occupano del caso. Il padre di Amed A. ha detto che per lui è importante che sia chiaro cosa è successo perché non succeda mai più a nessuno, quale che sia la sua provenienza.

La famiglia era fuggita da Afrin nel nord della Siria.

Afrin è una zona in Siria nella quale diverse religioni e diversi popoli convivevano pacificamente. E quindi la famiglia si aspettava anche che in Germania non venissero fatte distinzioni in base alle origini quando qualcuno viene arrestato. E indipendentemente da questo, le autorità dovrebbero prendere in considerazione quello che una persona dice.

Lei era anche al funerale di Amed A. Come viene vissuto nella comunità curda quello che è successo? Si ha la sensazione: poteva succedere a ognuno di noi?

Al funerale i curdi hanno detto: eravamo perseguitati nei nostri Paesi di origine, in Siria, in Turchia, in Iraq e in Iran. E siamo fuggiti in Germania per poter vivere in un Paese democratico. Da un Paese democratico ci si aspetta che la legge valga per tutti.

Per altro sono corresponsabili anche quei politici che nei mesi scorsi hanno condotto una campagna contro i profughi.

A molti in Germania viene in mente il caso di Oury Jalloh che nel gennaio del 2005 è bruciato nella sua cella a Dessau. Lei vede dei paralleli?

Questo caso in effetti è particolarmente importante. Per me è importante anche che il caso attuale non abbia solo conseguenze penali, ma anche effetti politici. Perché si tratta anche di questo: cosa farà la politica in futuro perché in Germania persone che hanno un aspetto »diverso« vengano trattate secondo le leggi in vigore?

Il Ministro degli Interni della Renania Settentrionale-Vestfalia ha già ammesso un »errore«, ma dopo intorno al caso è tornato il silenzio. Le dichiarazioni della politica sono credibili?

Questo caso non dovrebbe essere nascosto sotto il tappeto. Un chiarimento è nell’interesse di tutte le persone che vivono in Germania. Non solo in Germania ma anche all’estero viene percepito che quello che qui è successo è un grave disprezzo dell’essere umano.

https://www.jungewelt.de/artikel/341823.polizeiverbrechen-damit-das-nie-wieder-jemandem-zust%C3%B6%C3%9Ft.html

ì.

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