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Comunicato stampa della delegazione italiana alle elezioni politiche

All’appello lanciato dalla Società Civile Kurda e Turca rappresentata dal partito HDP, nel quale sono confluiti vari partiti della sinistra fin dalla sua entrata in Parlamento nel 2015), ha risposto una folta delegazione italiana formata da avvocati di Roma e Napoli, lavoratori del sindacato Cobas, rappresentanti della Sanità, medici e paramedici, giornalisti e insegnanti già impegnati in associazioni che difendono da anni la lotta del popolo kurdo in Turchia, operanti con associazioni di volontariato,come “verso il Kurdistan” di Alessandria e Rete Kurdistan.

Tutte le delegazioni, provenienti dalla Francia, dalla Germania, dall’Inghilterra, dalla Catalogna, dalla Svizzera e dall’Australia, si sono incontrate a Diyarbakir e a Van, città vicino al confine con l’Iran.

Il 24 giugno, domenica, si sono svolte le elezioni politiche, già anticipate di un anno dalla volontà di Erdogan che ha voluto affrettare i tempi per praticare subito la riforma che ha sempre voluto: usufruire della maggioranza necessaria a disporre del Parlamento a proprio piacimento, con l’eliminazione di qualsiasi controllo sull’operato del Governo oltre a disporre del diritto di nomina dei giudici e dei pubblici Ministeri per perpetrare la violenza operata con gli arresti di inermi cittadini e le condanne a decine di anni nei loro confronti, come avviene dai tempi del fallito golpe del luglio 2015, per migliaia di cittadini, avvocati, magistrati, giornalisti, accademici, operai e studenti, detenuti nelle carceri turche.

Anche se la sua vittoria si poteva dire scontata, non è stata cosa facile per il dittatore Erdogan, che ha dovuto raggiungere la maggioranza dei seggi in Parlamento solo con l’accordo con il partito nazionalista MHP che con il suo 11,2% aggiunto al 42,4% dell’AKP, ha portato 43 seggi in Parlamento, che si sono aggiunti ai 293 di Erdogan per avere la sicurezza di 329 seggi su 600.

La campagna elettorale, accompagnata da centinaia di arresti di oppositori (almeno 200 nell’ultimo mese) , ha procacciato meno del 50% dei voti al Partito di Erdogan, mentre, nonostante la diseguaglianza di mezzi per lo svolgimento di una campagna elettorale equilibrata tra le varie formazioni politiche(diseguaglianza denunciata anche dalla delegazione OSCE), un buon risultato l’ha ottenuto il partito HDP, supportato da formazioni della sinistra Kurda e Turca il quale nonostante i numerosi arresti subiti, perfino quello del deputato suo presidente Salahattin Demirtas, in carcere da un anno e mezzo e candidato per la Presidenza del Paese, ha superato il quorum – capestro del 10% per entrare in Parlamento e con l’ 11,45% ;ha aumentato i suoi Deputati a 68, da 59 ottenuti nel 2015, dimostrando di essere radicato tra la popolazione vessata dalle violenze del governo e debilitata dalla crisi economica, che ha visto la svalutazione della Lira Turca di oltre il 30%.

L’importanza, poi, della lotta delle donne nella società curda ha visto, nell’occasione elettorale l’esercizio di una forma di resistenza anche nell’andare a votare vestite con l’abito tradizionale curdo, a conferma e rivendicazione della loro identità e della loro forza di genere.

La presenza degli osservatori internazionali ha permesso la verifica delle numerose violazioni all’esercizio del diritto di voto, realizzate con l’uso dell’esercito e della Polizia per intimidire gli elettori fin dentro i seggi elettorali e dalle minacce praticate da persone qualificatesi come rappresentanti del partito di Erdogan che intimidivano chi si recava nei seggi, strappando di mano le schede elettorali e usandole per votare in loro vece.

Ciò è avvenuto in molti seggi della Provincia di Diyarbakir, dove alcuni rappresentanti la nostra delegazione si sono trovati a discutere con i Presidenti dei seggi della zona di Kulp, dove hanno trovato molti soldati presenti all’interno dei seggi, anche armati, cosa vietata dalla legge elettorale, votata proprio nel marzo 2018, che impone il divieto di presenza di Polizia ed esercito nei pressi dei seggi elettorali se non in casi gravissimi di violazione dell’Ordine Pubblico.

L’intervento è stato efficace, grazie alla presenza,prevista per ogni gruppo che presenziava i seggi, di avvocati rappresentanti delle liste dell’HDP e i soldati sono stati allontanati, ma in altri seggi, si è appreso successivamente, molte persone hanno subito minacce per la loro incolumità e molti rappresentanti delle delegazioni non sono stati fatti entrare, mentre altri hanno potuto verificare che persone accompagnate, come le donne, subivano che l’accompagnatore sottraeva loro le schede ed entrava nella cabina al loro posto, o che alcune schede erano mancanti di regolare timbro del Servizio Elettorale.

Tutte le violazioni sono state denunciate al Comitato Supremo Elettorale e se ne aspettano gli esiti.

Il ruolo dell’HDP è importantissimo nel Parlamento dove, con la lotta contro i soprusi e la denuncia quotidiana delle violenze sistematiche del regime di Erdogan, conta di poter effettuare un cambiamento nella società turca che porterà alla conquista di una vera democrazia nel Paese.

Erdogan, nel suo discorso di ringraziamento per la vittoria elettorale, ha usato parole molto dure per il futuro, minacciando ritorsioni contro qualsiasi opposizione al suo progetto dittatoriale, confermando, così, tutto il sistema usato per la campagna elettorale, che possiamo ritenere e definire “armata”.

A tale proposito, i membri dell’HDP, incontrati dalla delegazione italiana dopo la giornata elettorale, hanno stigmatizzato l’intervento del leader greco, spesso osannato dalle nuove “sinistre”, Tzipras, che ha presentato i complimenti a Erdogan per la conduzione della campagna elettorale e delle operazioni di voto che ha definito “democratiche”.

Khalid Ibrahim, responsabile degli esteri del partito HDP ha ringraziato la presenza della delegazione italiana che, insieme ad altre numerose delegazioni provenienti da molti paesi europei hanno creato le condizioni per “spronarli” ad andare avanti con molta più sicurezza nel loro progetto di cambiamento in senso democratico e rivoluzionario della società.

La nostra delegazione, tornata in Italia il 26 giugno ha portato con sé tutta la fiducia nell’operato dell’HDP ed augura a tutti coloro che militano per il cambiamento della società turca, di continuare la propria difesa dei diritti umani e fondamentali.

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