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4 Aprile, BASTA! Libertà per Abdullah Öcalan!

Dal 15 gennaio 1999 il Presidente del PKK Abdullah Öcalan, sequestrato grazie a un complotto della NATO, viene tenuto prigioniero nel carcere di massima sicurezza sull’isola di Imrali in Turchia.

Imrali non è un carcere nel senso consueto, ma un sistema di isolamento e tortura. Qui vale un diritto tagliato sulla persona. Abdullah Öcalan da 19 anni non è solo trattenuto in condizioni di isolamento aggravato, ma dal 5 aprile è totalmente isolato dal mondo esterno. Quella è la data in cui per l’ultima volta nell’ambito dei colloqui di pace tra il PKK e lo Stato turco, si è svolto un incontro di Abdullah Öcalan con i deputati dell’HDP e i rappresentanti dello Stato. Nei tre anni esatti che sono trascorsi da allora – a parte una breve visita di suo fratello nel settembre 2016 – non abbiamo più ricevuto alcuna informazione sulle sue condizioni. Visite degli avvocati vengono arbitrariamente impedite dal governo dal 27 luglio 2011. Inoltre a Abdullah Öcalan, che per 14 anni è stato l’unico prigioniero sull’isola carcere, viene negato il suo diritto a comunicare telefonicamente e per lettera.

L’isolamento nell’isolamento che viene adottato da tre anni contro Abdullah Öcalan è collegato in modo diretto alla situazione politica in Turchia. La fine della fase di dialogo dopo il 5 aprile 2015 da parte del governo dell’AKP, sia all’interno dello Stato turco che oltre i suoi confini in Siria del nord e nell’Iraq del nord (Kurdistan del sud) ha portato a un’escalation della guerra. La situazione in cui da esattamente 3 anni non riceviamo informazioni sulle condizioni del Leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, è per noi comunque motivo di grande preoccupazione. Ma negli ultimi giorni ci sono stati due sviluppi che rafforzano ulteriormente queste preoccupazioni: il Comitato contro la Tortura del Consiglio d’Europa (CPT) pochi giorni fa ha reso noto il rapporto sulle sue indagini a Imrali di due anni fa. Per due anni interi, nonostante tutte le proteste delle curde e dei curdi davanti alla sua sede di Strasburgo, il CPT ha tenuto segreto questo rapporto per desiderio della Turchia. E proprio due giorni dopo che l’esercito turco ha fatto ingresso nel centro città di Afrin il 18 marzo, il CPT – di nuovo su richiesta della Turchia – ha improvvisamente reso noto il suo rapporto. Poco dopo, l’opinione pubblica è stata informata del fatto che una delegazione di rappresentati statali turchi e russi è stata a Imrali e ha fatto pressioni su Öcalan perché chiedesse alle forze della resistenza a Afrin di ritirarsi. Noi pensiamo che la pressione già di per sé massiccia su Öcalan, dopo che non si è piegato a questi tentativi di ricatto sia stata ulteriormente rafforzata.

Abdullah Öcalan non è un privato cittadino. È il Leader di un movimento di liberazione, un pensatore, espressione della volontà popolare. A questo si aggiunge che nella sua persona rappresenta la questione curda ed è garante per la pace in Turchia e in Medio Oriente. Per questa ragione la prigionia di Abdullah Öcalan equivale a una presa in ostaggio della speranza in una soluzione del conflitto.

In occasione del suo 69° compleanno e del 3° anniversario delle condizioni di isolamento inasprite di Abdullah Öcalan, presentiamo agli Stati europei e alle istituzioni europee le seguenti richieste:

• Il CPT deve visitare immediatamente Abdullah Öcalan e informare l’opinione pubblica sulle sue condizioni
• Il CPT deve fare in modo che lo Stato turco metta fine alla pressione fisica e psicologica che esercita su Abdullah Öcalan a Imrali
• Gli Stati europei devono opporsi alla guerra genocida che lo Stato turco conduce in Kurdistan, soprattutto a Afrin, e esercitare la sua influenza e il suo potere per una soluzione politica della questione curda

Abbasso il sistema di tortura di Imrali!
Libertà per Abdullah Öcalan!

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