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Rassegna Stampa

Spaccature nell’opposizione siriana su Afrin: I caschi bianchi e l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani

Nel corso dell’ “Operazione Ramoscello d’Ulivo”, che è stata lanciata dalla Turchia e dalle forze dell’ESL sostenute dalla Turchia per occupare aree tenute dalle forze curde lungo il confine Turchia/Siria, l’opposizione siriana è stata divisa. Mentre alcune sostengono il coinvolgimento della Turchia nella guerra civile siriana, altre sono molto critiche.

Quelli allineati con la Coalizione Nazionale Siriana per le Forze Siriane Rivoluzionarie e di Opposizione e le Forze di Opposizione esterne al Consiglio Nazionale Siriano tendevano a stare dalla parte della Turchia, in particolare perché molti di loro risiedono lì e ricevono fondi da Ankara.

Dall’altra parte, quelli associati al Comitato di Coordinamento Nazionale orientato a sinistra, che affermano che la posizione ufficiale è troppo vicina alla Turchia, agli Stati del Golfo Arabo e alla Fratellanza Musulmana, sono stati molto critici rispetto all’incursione della Turchia in Siria del nord. Anche gruppi indipendenti si sono divisi, con alcuni che sostenevano la cosiddetta “Operazione Ramoscello d’Ulivo” e altri erano molto critici.

Mercoledì, i Caschi Bianchi – un gruppo di volontari umanitari che operano prevalentemente in territori tenuti dai ribelli – hanno rilasciato una dichiarazione sul loro account ufficiale su Twitter affermando che stanno ritornando a Afrin per fare il loro lavoro umanitario ora che l’enclave è stata sottratta alle YPG e viene attualmente occupata dalla Turchia.

“Dopo due anni e mezzo di proibizione le #SyrianCivilDefense sono ritornate al lavoro nella città siriana di Afrin per servire tutti i siriani.” hanno twittato, “Il #PYD e le #YPJ hanno chiuso il centro e arrestato i volontari che ci lavoravano” hanno sostenuto. Il tweet ha ricevuto critiche da alcuni, dato che i critici hanno sostenuto che i Caschi Bianchi agiscono come ausiliari umanitari per l’occupazione. Altri invece hanno lodato i Caschi Bianchi.

Di fatto nel corso dell’Operazione Ramoscello d’Ulivo, dove anche le stime più conservatrici hanno stimato il numero di morti in centinaia, i Caschi Bianchi non hanno fatto alcuna dichiarazione di condanna contro le uccisioni commesse dalle forze armate turche e dai loro partner dell’ESL. Piuttosto, i pronunciamenti ufficiali spesso hanno usato terminologie simili a quelle dello Stato turco.

L’8 marzo hanno inviato un tweet dicendo che le “YPJ e il PKK hanno preso di mira aree residenziali a Maree e nella città di Kaljebren nell’area rurale a nord di Aleppo”, e hanno affermato che un civile è rimasto ucciso, mentre altri sono rimasti feriti.

Il 23 febbraio hanno pubblicato un’immagine che li mostra in contatto stretto e personale con la Mezza Luna Rossa Turca, stretta alleata del governo turco. Un giorno prima, in mezzo a pesanti bombardamenti contro Afrin da parte dell’esercito turco e con un conto di morti civili che probabilmente è arrivato a 50, si sono interessati solo di civili dei quali è stato detto che erano stati uccisi da bombardamenti delle YPG. “3 civili sono stati uccisi e molti altri feriti dopo che attacchi di artiglieria da parte delle YPJ e del PKK hanno mirato a aree residenziali nella città di Maree e nella campagna a nord di Aleppo” hanno twittato.

In forte contrasto, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani con base a Londra, (spesso descritto come filo-opposizione) ha messo in evidenza principalmente vittime civili causate dalle forze armate turche e dalle forze dell’ESL affiliate e lo ha fatto ogni giorno durante il corso dell’occupazione. Giusto lunedì per esempio, hanno emesso un rapporto intitolato “In continuità con la tragedia dei profughi di Afrin, i combattenti leali al regime e alle forze dell’operazione “Ramoscello d’Ulivo” hanno impedito a famiglie di ritornare alle loro case in città e nelle campagne.” Un altro rapporto pubblicato due settimane fa era intitolato “Almeno 16 vittime in un massacro delle forze turche mirato contro l’unico ospedale nella città di Afrin “.

Il 24 gennaio 2018 – l’Alleanza dei Socialisti Mediorientali – costituita da molti esponenti della sinistra siriana – ha rilasciato una dichiarazione dal titolo “Solidarietà con Afrin, al-Ghouta, Idlib contro gli attacchi militari”, in cui facevano l’accusa che la Coalizione Nazionale delle Forze Siriane Rivoluzionarie e di Opposizione “non solo ha sostenuto l’intervento militare turco e continua le sue precedenti politiche scioviniste contro i curdi in Siria, ma stanno anche partecipando a questa operazione facendo appello ai rifugiati siriani in Turchia di unirsi ai gruppi armati dell’opposizione siriana che combattono a Afrin.” Anche loro possono essere considerati una voce indipendente dell’opposizione siriana che ha espresso proteste contro l’ “Operazione Ramoscello d’Ulivo”.

L’ “Operazione Ramoscello d’Ulivo” ha solo contribuito a ulteriori divisioni morali e politiche nell’opposizione contro Bashar Al-Assad.    

http://theregion.org/article/13161-fractures-within-the-syrian-opposition-on-afrin-the-white-helmets-and-the-syrian-observatory-for-human-rights

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