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Opinioni e analisi

Mostrare la bandiera contro Erdogan

La Turchia prosegue la sua guerra di aggressione nel nord della Siria. Un ampio schieramento mobilita per la protesta contro l’aggressione- Il 42° giorno dell’ »operazione ramoscello d’ulivo«, come il regime di Erdogan chiama cinicamente la sua guerra di aggressione contro Afrin nel nord della Siria, si è svolto in modo disastroso per la truppe di Ankara. Secondo l’agenzia stampa curda ANF oltre 30 soldati turchi e combattenti delle bande jjhadiste alleate avrebbero perso la vita nella sola giornata di giovedì. Video documentano la distruzione di due veicoli corazzati e l’abbattimento di un elicottero da guerra da parte delle Unità di Difesa del Popolo Curde e delle unità autonome delle donne YPG/YPJ. Complessivamente la Turchia finora negli scontri ha perso diverse dozzine di veicoli corazzati.

»In realtà secondo la risoluzione dell’ONU le YPG e YPJ sulla tregua in Siria si trovano in posizione difensiva«, lo ha spiegato venerdì la giornalista al fronte Siya Nebi del Information Center of Afrin Resistance (ICAR) a junge Welt. »Ma dato che la Turchia e i suoi alleati jihadisti continuano a cercare di avanzare, si verificano scontri.« Anche venerdì i loro bombardamenti da terra e dall’aria sono continuati ininterrottamente. »La Turchia attacca su tutti i fronti. Spara contro Radjou, Jhindirese, Siye e Mabeta.«

Contro i ben documentati crimini dell’esercito turco – bombardamenti di zone abitate, torture, scempio di cadaveri e saccheggi – ormai anche in Europa protesta un numero sempre maggiore di persone. Dal 20 gennaio, l’inizio della guerra di aggressione turca, nemmeno in Germania si interrompono le azioni di solidarietà con i difensori del cantone abitato in maggioranza da curdi: In dozzine di città si sono svolte manifestazioni, sono state occupate sedi di partito, manifestanti hanno fatto irruzione durante lo svolgimento della conferenza stampa federale.

Questo sabato le proteste contro la guerra puntano a arrivare al loro apice. Un ampia »Coalizione per la Pace e la Democrazia a Afrin« di partiti e organizzazioni di sinistra, associazioni di migranti e gruppi autonomi – sostenuti anche da sindacalisti, artisti e accademici – chiama a una manifestazione di massa a Berlino. Il dispiegamento di massa vuole essere anche un segnale contro la criminalizzazione del movimento di liberazione curdo nella RFT. Nelle scorse settimane le autorità tedesche hanno ripetutamente vietato riunioni del »Centro Democratico della Società delle Curde e dei Curdi in Germnia« (Nav-Dem), istruito processi per l’esibizione di bandiere delle YPG e YPJ.

»La politica tedesca dei divieti è in linea con la Turchia«, è stato il commento che venerdì Ayten Kaplan, Co-Presidente del Nav-Dem, ha fatto per junge Welt su questo modo d procedere. »Il diritto dei curdi di portare le proprie bandiere viene sacrificato alle relazioni economiche e politiche con la Turchia.« Nell’ambito dello »sporco accordo«, l’attivista curda ormai ritiene assolutamente possibile anche un divieto della stessa associazione Nav-Dem che conta molte migliaia di iscritte e iscritti. »Può succedere in qualsiasi momento. Ma si tratta di vedere fino a dove vuole arrivare il governo federale. Se emette un divieto, deve mettere in conto anche le conseguenze. Quello che succederebbe a quel punto lo abbiamo vissuto negli anni ‘90«, così Kaplan. Ma la confederazione curda non vuole questa escalation. »Una soluzione è possibile solo lungo la via del dialogo.«

 

di Peter Schaber

Foto: Christian-Ditsch.de

https://www.jungewelt.de/artikel/328267.flagge-zeigen-gegen-erdogan.html

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