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Interviste

Selahattin Demirtas: La Turchia non è solo l’AKP

Il Co-Presidente dell’HDP Selahattin Demirtas secondo la volontà del Presidente turco Erdogan deve restare in carcere per 142 anni. È uno dei più grandi nemici del Presidente turco Erdogan, si trova da oltre un anno in carcerazione preventiva. Ora Selahattin Demirtaş (44), capo del partito di opposizione filo-curdo HDP, ha parlato con BILD delle sue condizioni di carcerazione, della situazione di politica interna ed estera della Turchia e delle elezioni presidenziali del 2019.

Il politico è stato arrestato nel mezzo della notte del 4 novembre 2016 dalla polizia turca. Oltre un anno dopo la procura turca ha presentato un atto di accusa di oltre 600 pagine per l’inizio del processo. 

Richiesta della pubblica accusa: 142 anni di carcere!

Accusa: tra l’altro fondazione e direzione di un’organizzazione terroristica e sobillazione del popolo.

La vera ragione della carcerazione? Successo politico

BILD: Come sta? Come va la sua salute e il suo morale?

Selahattin Demirtaş: „Qui mi sento come un infermiere di Selahattin Demirtaş. Lo curo bene e cerco di tenerlo di buon umore.“

Perché è in carcerazione preventiva?

Selahattin Demirtaş: „Perché ho attirato l’ira del partito di governo AKP e del suo Presidente, di un partito che in Turchia per fermare il processo democratico e realizzare il suo progetto islamista – rimuove in modo illegale ogni ostacolo. Siamo in carcerazione preventiva perché il mio partito e miei compagni e compagne di partito sono riusciti a far decadere dal governo l’AKP dopo le elezioni del 7 giugno 2015.“

Ci può raccontare delle sue condizioni di carcerazione? In che situazione si trova?

Demirtaş: „Questo istituto di pena è un carcere di massima sicurezza definito di categoria F. In una cella di dodici metri quadri vivo insieme al il mio collega deputato Abdullah Zeydan. Dato che da un anno e mezzo sono in vigore le leggi dello stato di emergenza, la condizioni di carcerazione sono più dure del solito. Ma leggiamo molti libri o scriviamo e cerchiamo di fortificare in questo modo la nostra forza di volontà. Purtroppo il Consiglio d’Europa non si occupa delle condizioni di carcerazione in Turchia. Anche questa è una vicenda triste.“

Ci sono stati momenti in cui ha perso la speranza?

Demirtaş: „Non ho mai perso la speranza. La speranza in un futuro libero e onorevole è quello che mi tiene in piedi.“

Il “processo di pace“ con i curdi aveva il sostegno di ampie parti della società. Cosa è successo all’improvviso in Turchia per far strappare la pellicola del film?

Erdoğan ha messo fine al processo. Quando ha visto che il processo di pace non gli avrebbe portato voti nelle elezioni ha messo fine al processo e fatto un’inversione verso una politica di guerra. In questo processo certamente abbiamo avuto alcune inadeguatezze. Non abbiamo potuto integrare a sufficienza il processo di pace nella società, non abbiamo spiegato abbastanza e non siamo riusciti a renderlo più trasparente. Ma non siamo stati di certo a mettere fine al processo.“

Secondo Lei in cosa sta la soluzione della questione curda in Turchia?

Demirtaş: “Il diritto del popolo curdo e di tutti gli altri gruppi etnici e religiosi alla propria lingua, cultura, istruzione, modo di vivere e modalità di organizzazione dovrebbero essere protetti per via costituzionale. E bisognerebbe dare vita a un modello di amministrazione comunalista perché i cittadini possano partecipare attivamente all’amministrazione. Mentre si realizza tutto questo, bisognerebbe fare in modo che il PKK e Öcalan prendano parte al processo e che il problema della violenza venga risolto in modo definitivo. Per realizzare tutto questo sono necessari un’enorme forza di volontà politica e un sostegno efficace dell’opinione pubblica.“

La giustizia e i diritti umani in Turchia hanno ricevuto colpi molto duri. Come valuta la circostanza che non è ancora nemmeno stato portato da un giudice?

Demirtaş: “Attualmente il potere giudiziario in Turchia è crollato del tutto. Una piccola parte dei magistrati si comporta come se fossero militanti politici per ingraziarsi il governo. E una gran parte dei magistrati ha paura dell’ira del governo e per questo nella nostra vicenda non può condurre un processo equo. Da 14 mesi sono in carcere e contro di me sono in corso 34 diversi procedimenti. Compreso il procedimento per via del quale sono in carcere, finora in nessun procedimento sono stato portato una sola volta da un giudice. Di fatto si intende trasformare la mia detenzione in una pena. Hanno paura che in un processo pubblico non sia io ad essere accusato, ma che piuttosto sia io ad accusare il partito di governo AKP esponendolo.“

Come valuta il “tentativo di golpe“ del 15 luglio?

Demirtaş: “Non ci sono dubbi che si tratti un tentativo di golpe. Fin dall’inizio siamo stati contrari e lo abbiamo condannato con ribrezzo. Sappiamo che nel contesto del 15 luglio molti punti sono rimasti oscuri. Un’indagine su questi punti oscuri da parte del Parlamento viene impedita dal partito di governo AKP e da Erdoğan. In effetti sarebbe stato logico che l’AKP e Erdoğan avessero sostenuto che tutto quanto riguarda il golpe venisse alla luce del giorno. Ma non lo hanno fatto. Hanno preferito stenderci sopra una coperta. Questo ha portato al fatto che restano molti dubbi. E purtroppo Erdoğan ha usato l’atmosfera di paura, panico e caos creata dal golpe per consolidare il suo regime di un solo uomo. Questo processo continua.“

Il problema sta solo nel partito di governo AKP? Lei per esempio crede che il partito di opposizione CHP da questo punto di vista sia in grado di elaborare una soluzione?

Demirtaş: “Tutti i partiti di centro in Turchia, compreso il CHP, fanno una politica di non riconoscimento del popolo curdo. Questo purtroppo è uno dei punti che rende più difficile una soluzione /della questione curda). Se il CHP fosse un partito socialdemocratico in grado di difendere la democrazia con determinazione, sarebbe molto più facile risolvere i molti problemi della Turchia.“

Quale significato hanno per Lei le elezioni del 2019? Come voteranno i curdi?

Demirtaş: “Tutte e tre le elezioni che si svolgeranno nel 2019 saranno elezioni decisive nella storia della Repubblica di Turchia. Attualmente in Turchia non esistono condizioni di voto libero e indipendente. Come prima cosa va revocato lo stato di emergenza e messo fine alla pressione sulla giustizia. Allo stesso modo devono essere garantiti il diritto alla libertà di stampa, di associazione e il diritto alla libertà di riunione. Ogni elezione senza la certezza di queste condizioni servirebbe solo a ‘legittimare’ il fascismo dell’AKP attraverso elezioni. La maggior parte dei curdi è per la democrazia e faranno una resistenza decisa contro il fascismo.“

Crede che verrà rilasciato prima delle elezioni del 2019 e che potrà candidarsi? 

Demirtaş: “Come persona sono un combattente. Non è importante se potrò candidarmi o meno. A prescindere da quali saranno le mie condizioni: continuerò a combattere per i diritti umani, la democrazia e la pace. Attualmente non ho in programma di candidarmi per qualche incarico.“

La Turchia fa parte di quei Paesi nei quali giornalisti sono agli arresti. Anche il mio collega tedesco Deniz Yücel si trova in carcere da 300 giorni. Come valuta questo caso?

Demirtaş: “Naturalmente è una questione molto triste e imbarazzante. Dell’orientamento autoritario del nostro Paese fa parte la carcerazione di giornalisti. Io spero che venga rilasciato nel più breve tempo possibile.“

Nella congiuntura mondiale si vivono sviluppi inaspettati. Dalla strategia dell’AKP, “zero problemi“ con i vicini, si è arrivati in una fase nella quale nessun Paese può più essere definito amico. Come valuta la situazione di politica estera della Turchia?

Demirtaş: “Il partito di governo AKP in politica estera mostra di essere priva di una visione e di un piano strategico. La sua linea ideologica e di comunità religiosa in politica interna si rispecchia anche nella politica estera. Invece di una politica estera basata su negoziati, equilibrata, articolata e flessibile, con una politica conflittuale, avida di conquiste e basata su obiettivi imperiali e imperialista basata su confessioni religiose ha fatto molti errori e causato molte distruzioni. Erdoğan crede che colui che grida più forte e minaccia di più, sia quello che ottiene di più in diplomazia e nelle relazioni internazionali. Questa concezione miope della politica estera che non vede nemmeno la punta del proprio naso purtroppo arreca grandi danni alla Turchia e anche ai suoi vicini. La Turchia in breve tempo dall’obiettivo di politica estera ‚zero problemi‘ è arrivata al punto ‚zero amici‘. Come leader dell’opposizione soffro di questo. Noi come HDP portiamo avanti un’opposizione fedele ai principi per correggere questi errori.“

Come valuta gli sviluppi in Siria?

Demirtaş: “In Siria sono i curdi e i loro alleati che dispongono della maggiore forza combattiva. Ma dato che questi gruppi non siedono al tavolo nei colloqui di pace per la Siria (ad Astana e Ginevra), una soluzione politica è a stento possibile. Tutti i gruppi che in Siria sono per la democrazia e la convivenza dovrebbero equamente poter essere invitati ai colloqui per una soluzione. Nessuno dei gruppi dovrebbe essere emarginato. È evidente che in Siria non si ancora arrivati a questo punto.“

Cosa si aspetta dalla Germania per quanto riguarda la democratizzazione della Turchia?

Demirtaş: “È necessario che lo sviluppo del diritto e della libertà in Turchia siano sostenuti nell’ambito dei valori UE. Non è una politica giusta quella di schierarsi contro la piena appartenenza dalla Turchia all’UE. La Turchia non è l’AKP. Milioni e milioni di concittadini combattono da anni efficacemente e con determinazione per il fatto che il nostro Paese diventi una democrazia popolare.
L’intera società della Turchia merita una vita dignitosa. Ci impegniamo per la democrazia, non solo per poter entrare nell’UE, ma perché ci meritiamo una vita dignitosa. Ma sia l’UE che la Germania dovrebbero comportarsi in modo aperto e chiaro nei confronti della Turchia, dovrebbero condurre negoziati di ingresso determinati e poi prendere la loro decisione definitiva invece di prendere in giro la Turchia.“

Di cosa ha più nostalgia in carcere?

Demirtaş: “Delle mie figlie.“

Sua moglie e le sue figlie la visitano in carcere. Che effetto hanno queste visite su di Lei e sulla sua famiglia?

Demirtaş: “Cerchiamo di essere il più possibile allegri e di buon umore.“

In carcere può suonare il Bağlama (NdR: strumento a corde a collo lungo)?

Demirtaş: “Qui posso suonare il Bağlama e comporre molto più che fuori. Fuori non avevo tanto tempo per questo.“

Aveva detto di voler scrivere un romanzo. Ha iniziato a scrivere il romanzo? Quale sarà il tema del suo romanzo?

Demirtaş: „Al momento prendo un po’ di appunti. Non so se scriverò un romanzo. Questo dipenderà dalle condizioni complessive e dal mio tempo. Non mi prenderò la briga solo per aver scritto un romanzo ad ogni costo. Attualmente mi interessi dei miei processi e della mia difesa. Contro di me sono state avviati 102 procedimenti di indagine con pene detentive per oltre cento anni. Tutto per discorsi che ho tenuto. Per questo attualmente mi concentro piuttosto sulla mia difesa che sul mio romanzo.“

 

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Link all’articolo originale, disponibile anche in inglese e in turco:

versione in tedesco: http://www.bild.de/politik/ausland/recep-tayyip-erdogan/interview-hpd-vorsitzender-54327350.bild.html

versione in turco: http://www.bild.de/politik/ausland/recep-tayyip-erdogan/tuerkisch-interview-demirtas-54330270.bild.html

versione in inglese: http://www.bild.de/politik/ausland/tuerkei/interview-english-54332972.bild.html

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