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Conferenza Internazionale su “Europa, Turchia, Medio Oriente e Kurdi-Report

Nelle giornate del 6 e 7 dicembre si è svolta, a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo, la 14° edizione della Conferenza Internazionale su “Europa, Turchia, Medio Oriente e Kurdi” per una “Alternativa Democratica alle dittature e al Kaos del M.O.- Visione Kurda e strategie-

La Commissione Civile Europa-Turchia, che organizza il dibattito ogni anno presso il Parlamento Europeo, è nata e opera a Bruxelles dal 2004, anno in cui la Turchia chiedeva di poter entrare nel consesso europeo, ed ha lo scopo di monitorare lo sviluppo democratico in quel Paese e in M.O., a fronte dei conflitti presenti nell’Area,caratterizzata dalla permanenza di dittature e mancanza di rispetto di diritti umani nei confronti di cittadini e popoli oppressi, come quello Kurdo, che è l’esempio più significativo ed esteso della repressione nella zona.

Ho avuto l’onore e il piacere di partecipare alle 2 giornate, che sono state dense di interventi e interesse,suscitato dalla vasta crisi umanitaria che caratterizza il M.O.e dalla presenza dei protagonisti Kurdi che sostengono il progetto di democrazia partecipativa e confederale nel Nord Siria unitamente ai popoli presenti in quei territori, ma che, soprattutto, sono stati protagonisti della sconfitta subita dalle bande criminali dell’Isis, senza,poi, essere legittimati a presenziare ai colloqui di pace a Ginevra.

L’esclusione dei rappresentanti Kurdi da qualsiasi processo di pace è stata confermata proprio nel giorno di inizio del Convegno, il 6 dicembre, quando a Sochi, in Russia, si doveva svolgere un incontro per affrontare il tema della pace con la partecipazione della Russia, della Siria e della Turchia, che ha osteggiato e rifiutato la presenza dei Kurdi, se pure invitati dalla Russia.

Non sappiamo quali saranno le conseguenze di queste decisioni, ma tale atteggiamento delle potenze internazionali non appaga le aspettative del popolo Kurdo che, comunque, nell’area vive e opera per la trasformazione democratica dei territori e della loro popolazione che è dominata da secoli da dittature e oppressione.

Il Convegno ha visto la presenza di numerosi e quotati relatori, membri del Parlamento Europeo, dalla Francia, dalla Germania e dall’Austria, dalla Norvegia, ma anche dagli Stati Uniti, dal Sud Africa e dall’Inghilterra, oltre a rappresentanti del HDP, membri del Parlamento turco, e professori universitari, studiosi del Medio Oriente. Alcuni relatori non hanno avuto il visto dal Belgio, che vive la contraddizione di essere una città internazionale ma non sempre aperta agli internazionalismi.

Le presenze e gli interventi, comunque, hanno soddisfatto le aspettative di quanti hanno partecipato per avere notizie dai territori in guerra e per poter comprendere i livelli raggiunti dall’esperienza di democrazia praticata nel Nord Siria.

Tutti i relatori intervenuti si sono cimentati, con professionalità e passione individuale, nell’analizzare lo sviluppo delle prospettive democratiche presenti in Rojava, Nord Siria, nell’evoluzione del progetto di confederalismo democratico, ispirato dal Presidente Ocalan e praticato dalle popolazioni presenti sul territorio, Aleviti, Arabi, Turcomanni, Cristiani ed altri, insieme al popolo Kurdo.

Tutto ciò nonostante la presenza ostile della Turchia , ai propri confini, e di forze con lei alleate che disconoscono la brillante partecipazione del popolo kurdo nella cacciata dell’ISIS dalle zone liberate, e considerano il PKK (Partito dei Lavoratori Kurdi) una formazione terroristica, poichè presente nella lista formulata dagli USA ed accolta nelle Istituzioni della UE.

Anche se continue contraddizioni si palesano in numerose sentenze dei tribunali nazionali dei singoli Paesi Europei,come in Italia dove il Ministro di Giustizia ha decretato di non volere più aderire alle estradizioni di cittadini curdi verso la Turchia, perché riconosce la loro persecuzione attuata da quel Paese, o quanto avvenuto proprio a Bruxelles, dove una sentenza del Tribunale Fiammingo , emessa il 14 settembre u.s., ha disconosciuto l’appartenenza del PKK a un gruppo terroristico, e lo ha considerato uno delle parti contendenti, secondo il diritto internazionale, in un conflitto che vede la Turchia osteggiare da anni il diritto all’Autodeterminazione del popolo kurdo (sentenza illustrata al Convegno dall’Avv. Ian Fermont, rappresentante dell’Associazione Internazionale degli avvocati democratici).

Il tema delle condizioni di detenzione del Presidente Ocalan è stato affrontato da uno degli avvocati che lo hanno assistito fin dal suo arresto in Kenia: Rezan Sarica, che ha illustrato la condizione di isolamento completo del Presidente fin dal 15 febbraio 1989: Non usufruisce di alcuna protezione umanitaria; è in un’isola dove si può andare solo con autorizzazione del Consiglio Militare. Non si hanno informazioni sulla sua salute e su come subisce le condizioni di detenzione. E’ negato il diritto alle visite, dal novembre 2016; per 6 anni non ha visto i suoi congiunti e solo nel 2013 gli hanno concesso la dotazione di un televisore, la sua posta è sottoposta a censura e non si sa quante lettere gli consegnino. Infine,non si hanno più notizie dal novembre 2014.

Queste condizioni rappresentano l’applicazione di un regime di tortura che la Turchia opera da anni nei confronti di Ocalan.

Numerose denunce sono pendenti presso la Corte dei diritti Umani e il Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa non si reca da anni presso il carcere di Imrali.

L’urgenza dell’intervento dei Paesi d’Europa che si definiscono democratici è imposta da queste notizie che confermano la mancanza di diritti umani in Turchia.

Il ruolo della Turchia e la repressione che esercita Erdoghan sono stati evidenziati dall’intervento di Cengiz Candar, giornalista turco scrittore della rivista “Radikal” fino alla sua chiusura nel marzo 2016, il quale ha auspicato una definizione pacifica del conflitto ed ha espresso preoccupazione per il potere di oppressione esercitato da Erdoghan che ha accusato tutti di appartenere alla formazione di Ghulem, presunto ideatore del “colpo di stato” del 2016 e, poi, ha arrestato migliaia di oppositori mai legati a tale personaggio, quali migliaia di politici, giornalisti, insegnanti, magistrati e, soprattutto, amministratori pubblici kurdi, destituiti dai loro incarichi di Sindaci o Consiglieri regionali nelle città del Kurdistan turco..Egli ritiene che neanche la giunta militare instauratasi nel 1980 abbia mai effettuato tanti arresti.

Altri relatori hanno ricordato il ruolo della Turchia con l’Unione Europea, negli accordi per il rimpatrio dalla Grecia dei profughi siriani, dove Erdoghan ha rappresentato la sua funzione di collaboratore con decisioni illegittime, immorali e inefficaci, confermando l’inesistenza di democrazia nel proprio territorio, dove si auspica che questa possa realizzarsi con il coraggio curdo e la solidarietà dei popoli europei.

Altri interventi hanno evidenziato la singolarità e l’eccezionalità dell’assetto politico del Rojava che dimostra che, anche senza uno Stato è possibile esercitare l’autodeterminazione. E’ Sukran Sincar, co sindaca di Sirnak-Uludere, oggi rifugiata in Svizzera, che è intervenuta per illustrare l’esperienza del Nord Siria dove, applicando l’indicazione politica suggerita da Ocalan, si considera fondamentale la partecipazione delle donne alla politica, come parte integrante della rivoluzione.

L’approccio con il patriarcato ha dimostrato come le donne siano annullate , nella famiglia e nello Stato, oppresse dai ruoli cui sono destinate come fattrici umane e schiave delle teorie di sottomissione all’uomo, maggiormente applicate in tempi di crisi.Il Confederalismo democratico sviluppa l’elevazione femminile e considera compito delle Istituzioni il fornire strumenti di emancipazione.

Per questo il Movimento Femminista Kurdo ha un ruolo fondamentale, sia nell’obiettivo di crescita delle donne singolarmente, che in quello di crescita di tutta la Società.

Il diritto delle donne è quello di affermare la propria personalità ed essere protagoniste dell’evoluzione democratica della società. La lotta di liberazione delle donne è alimentata e sorretta, in Siria, dal Movimento delle femministe kurde.

Tanti altri interventi hanno sottolineato la necessità di solidarizzare con i popoli che in Siria stanno realizzando il processo democratico regionale e testimonianza diretta è arrivata dall’intervento di Fawza Al Yousef, compagna Kurda-Siriana, Co presidente del Consiglio Costituente della Federazione Democratica del Nord-Siria, intervenuta tramite collegamento Skype.

La compagna è impegnata nello studio dei diritti delle donne, della loro liberazione dal patriarcato e scrive di Jinealogia, nuova scienza delle donne per la quale si distingue il Movimento Femminista Kurdo.

Dopo aver salutato la platea a nome di tutte le combattenti impegnate nella cacciata dell’Isis, che voleva schiavizzare le donne, ha ricordato che queste vengono uccise e massacrate in tutto il mondo quotidianamente, e tenute in condizione di inferiorità. Anche la discriminazione sessuale ha un’influenza negativa sulle donne ed è strumento di controllo sociale. Ha ricordato che sotto la guida di Ocalan si sta sviluppando lo studio della Jineologia, ma che questa lotta delle donne parte da oltre venti anni e non solo in Kurdistan: è una soluzione per la libertà delle donne. Nell’esperienza militare hanno verificato le loro capacità di valore e di organizzazione e ciò ha avuto effetti anche nella vita sociale; ora hanno fiducia in se stesse e affrontano la trasformazione della Società portata avanti nei loro territori.

Ha descritto il sistema di co-presidenza in tutte le Istituzioni politiche sancito dalla Costituzione del 2013,e la partecipazione amplissima delle donne alla gestione della vita sociale in Rojava, sia nei livelli comunali che provinciali che in quelli centrali, con la partecipazione alla vgita del Parlamento. Senza liberazione delle donne non avviene la liberazione della Società. Alla parità delle donne fa seguito la parità religiosa e di genere. Anche a Racca, dopo la liberazione, le donne sono più libere e seguono le indicazioni delle donne curde nell’affermare la propria autodeterminazione.

Questo ed altri argomenti legati alla condizione sociale e politica del Nord Siria sono stati affrontati dall’Assemblea di Bruxelles, ma oltre alla solidarietà espressa da tutti gli interventi e da tutti i partecipanti nei confronti della lotta del popolo Kurdo, il Convegno ha evidenziato la necessità di appellarsi all’Unione Europea affinché supporti la nuova visione politica sperimentata in Siria e permetta la sua evoluzione cancellando il PKK dalla lista delle organizzazioni terroriste e operando per la liberazione del Presidente Ocalan, riconoscendo la loro rappresentatività del popolo Kurdo e la partecipazione al processo di pace , come è avvenuto in passato per la figura di Nelson Mandela e del ANC, considerati terroristi e che, oggi, hanno partecipato allo sviluppo economico e politico del Sudafrica, applicando, così, i principi di rispetto dei diritti umani, coltivati in Europa.

La risoluzione finale, decisa dal Convegno organizzato per la 14° volta dalla Commissione Civile Turchia-Europa, sul Medi-oriente e i Kurdi, ha espresso la volontà di definire in tal senso i propri lavori.

 

di Simonetta Crisci

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