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Interviste

Partire da una sola parte del Paese non porterà alla soluzione

Perché il movimento attribuisce tanta importanza all’unità nazionale dei curdi?

Nella storia della costruzione della nazione dei curdi ci sono sempre stati problemi. Per via della continua influenza di forze esterne e della costellazione sociale diversificata i curdi del corso della storia non sono riusciti a effettuare un processo di costruzione della nazione. Questo doloroso processo è stato accompagnato dal perdurare della divisione e da interventi dall’esterno. E questo a sua volta ha portato a problemi profondi. Ovviamente lo abbiamo combattuto, ma questo non significa il superamento del problema. Da questo punto di vista noi curdi per la sua soluzione dobbiamo prima analizzare la situazione storica e attuale in modo molto preciso e dare alla nostra lotta di liberazione una direzione a partire da questo. Altrimenti non potremo veramente risolvere la questione curda. Si tenga presente che dalla Prima Guerra Mondiale a oggi la lotta non ha mai trovato una conclusione. In un modo o nell’altro è stata fatta resistenza. Non si è mai interrotta, ma attraverso di essa il problema è stato portato fino al giorno d’oggi. Da questa prospettiva il nostro movimento è arrivato alla constatazione che il problema della costruzione della nazionale dei curdi deve essere affrontato in modo molto concreto. Ed è chiaro che senza il superamento di questi ostacoli nella società, la libertà curda non si realizzerà. Per questo il problema deve essere affrontato in modo sostanziale creando in base alla consapevolezza di una nazionale curda un terreno ideologico, portando a partire da questo la questione curda a una soluzione politica. Il nostro movimento in occasione della sua fondazione ha sostenuto questa concezione, la ha assunta come principio fondamentale e si è sempre orientato su questo ed ha agito di conseguenza. È da tenere presente che il PKK dalla sua fondazione a oggi ha messo sulla propria agenda la stessa politica e lo stesso principio fondamentale e a partire da questo lavora costantemente verso una soluzione.

Al momento serve qualcosa di completamente diverso. Anche se la questione curda non è ancora del tutto risolta, l’attualità sono la crisi sistemica, la crisi regionale, la resistenza centenaria dei curdi, in particolare i quaranta anni di resistenza del nostro partito e la lotta contro Stato Islamico (IS). Questo a sua volta ha due aspetti. Da un lato l’insistenza del sistema internazionale e degli antirevisionisti rispetto alla questione curda e la politica di sostanziale negazione dei curdi, e dall’altro i curdi con la loro lotta e resistenza ha raggiunto valori attraverso i quali hanno avvicinato la possibilità di ottenere la libertà rendendola tangibile. I curdi da un lato per la soluzione della crisi sistemica nel Medio Oriente sono in una situazione innegabile e dall’altro sono arrivati a un punto in cui il loro ottenere uno status nella regione ha un ruolo determinante. Se vogliono svolgere questo ruolo, non si tratterà di un risultato della politica ideologica dei singoli movimenti curdi, ma piuttosto del ottenere un’unità politica del potenziale curdo esistente. Creare un’unità politica tuttavia determina una coscienza nazionale. Si determina sia l’opportunità di creare un’unità e una mentalità nazionale sia un’unità politica curda, attraverso la quale una possibilità dell’uno percento può essere trasformata nella libertà curda. Questo oggi p elementare. Teniamo presente la crisi in Medio Oriente in generale e gli sviluppi in Siria e nel Rojava [Kurdistan occidentale], la situazione nel sud e anche quella in Iran e in Turchia, allora i curdi sono di fronte a un pericolo tanto grande quanto è stata aperta la strada alla loro libertà.

Lei ha parlato di divisione dei curdi. Ma se si parla di creazione di una nazione, allora si parla anche di un pezzo di territorio. A che tipo di creazione di nazione, ovvero a quale modello pensa a fronte della divisione?

Per rimettere sull’agenda la questione nazionale, servono risposte concrete per la ricerca di un’unità nazionale. I curdi sono di fronte a una situazione non chiara. Non tutto viene elaborato in modo radica e messo in pratica di conseguenza dal punto di vista politico. Ognuno fa qualcosa su un fronte, ma su cosa si basa è controverso. Per esempio il cuore della questione curda è: in primo luogo i curdi formano un assieme. Devono attivarsi a partire dal concetto di paese nativo. Se facciamo questo, allora significa allo stesso tempo un livello nazionale. Questo sta al di sopra del Kurdistan diviso. Abbiamo bisogno di uno spunto di questo genere. Secondo noi il Kurdistan è uno e il Paese dei curdi e il Kurdistan. E una costruzione di nazione si può sviluppare solo attraverso un paese nativo. Ma gli interventi in tutto il corso della storia e le divisioni del Kurdistan non hanno permesso un processo dialettico di costruzione della nazione. È continuamente stato diviso e spezzettato. Ma i curdi nonostante tutte le divisioni hanno mantenuto le loro particolarità nazionali.

Si sono mantenuti in base a un paese nativo e alla loro unità. Ma la divisione ha creato una situazione nuova. Per questo è necessario il seguente un approccio: in primo luogo i curdi devono procedere a partire dal concetto di »paese nativo« e nella consapevolezza del paese nativo Kurdistan. Questo comprende tutte e quattro le parti del Paese e sottolinea la costruzione della nazione al loro interno. Questo è il modo di procedere e su questa base vanno affrontati i problemi e per questo serve un paradigma di soluzione. A questo si aggiunge tuttavia che esiste una situazione reale, creatasi nel periodo dopo la Prima Guerra Mondiale, quando il Kurdistan nella fase tra Sykes-Picot e Losanna è stato diviso. E questa è la realtà della divisione. Pertanto non è possibile separare questi due aspetti, così come non crea una soluzione focalizzandosi su una parte del Paese negando il Paese intero. A questo va prestata particolare attenzione.

Guardando con attenzione nel confronto tra i comportamenti di tutti i partiti politici si vede che abbiamo un problema di questo genere. I movimenti politici si avvicinano alla questione sempre nell’ambito del loro rispettivo contesto, anche se parlano del Kurdistan e delle sue quattro parti. L’approccio limitato alla rispettiva parte del Paese prevale. Questo a sua volta significa la giustificazione di Sykes-Picot e Losanna. A parole si è contrari, ma dal punto di vista pratico è una giustificazione. L’impostazione di un congresso nazionale significa superare questo.

I curdi devono prioritariamente affrontare i problemi partendo dal concetto di »paese nativo« e accettare tutte le quattro parti del Kurdistan come una nazione e in questo elaborare una politica e soluzioni senza trascurare la situazione concreta di divisione del Kurdistan. Se si parla dello sviluppo di una soluzione politica,allora non si tratta di una soluzione limitata a una parte del Paese e funzionale alla divisione, ma di una politica che serve al concetto di »paese nativo« e della costruzione della nazione e che crea libertà nella rispettiva parte del Paese. Da questo punto di vista la cosa diventa più comprensibile.

Ogni partito politico ha la sua identità politica. Se si parla di unità nazionale, del congresso nazionale e di incontrarsi, come si mettono insieme le identità politiche di questi partiti politici in un’unità nazionale? A partire dalla Sua identità, Lei ha escluso alleanze esterne. Quale spazio va creato per questa unità nazionale per queste differenze?

Ebbene, se usiamo il concetto di nazione, allora significa includere le diversità ideologico – politiche. Non esprime un’ideologia e una configurazione politica. È una società nazionale, una forma nazionale. Con la particolarità che vengono incluse tutte le differenze come religione, etnia, cultura, ecc. della società. A questo si aggiunge che allarghiamo il concetto alla »Nazione Democratica«1 e in questo modo diamo alla formulazione una base più legittima. Sia il concetto generale di Nazione che quello della Nazione Democratica contengono quello che ha detto Lei. Diverse ideologie e correnti politiche si possono articolare al suo interno. Il denominatore comune è la Nazione. La Nazione Democratica. Dalla sua prospettiva non c’è niente di più naturale delle diversità. Le differenze non sono un ostacolo per l’unità nazionale. Al contrario, significano la nazionalità. Importante è che le differenze si esprimano nell’ambito dell’unità nazionale e questa in questo modo acquisti legittimità. Questo è necessario in modo sostanziale.

In tutte le quattro parti del Kurdistan lavorano innumerevoli movimenti e ciascuno limitato a una parte del Paese. Noi questo lo critichiamo. Perché dividere il Kurdistan e creare rispettivamente egemonia in queste parti nell’ambito della quale si vuole raggiungere uno status politico, è un approccio insufficiente. È sbagliato. Con questo legittimeremo lo sfruttamento e i trattati internazionali. Non possiamo considerarlo in questo modo, ma come un assieme e dobbiamo determinare i nostri problemi all’interno di questo assieme. I percorsi di soluzione potranno anche essere diversi, ma nei punti fondamentali nella lotta nazionale ci si può muovere insieme. E questa è l’unità nazionale come noi la immaginiamo. Tutto il resto, come le differenze ideologico – politiche, sono questioni interne, ovvero una questione o un punto di discussione del Kurdistan. Se non si pratica verso l’esterno una politica della collaborazione, se la base non è la libertà del Kurdistan e del popolo curdo, questo a questo riguardo non è un problema.

Se andiamo a concretizzare, allora si parla di partenariato all’interno delle quattro parti del Kurdistan. Che aspetto avrà l’amministrazione politica e come si colloca in questo il congresso nazionale? C’è una bozza a questo proposito?

Dato che i curdi non hanno ancora risolto il problema dell’unità nazionale, a questo proposito non ci sono ancora discussioni su progetto più approfonditi. Parliamo del problema di un atteggiamento comune in tutte le quattro parti del Kurdistan. E parliamo del fatto che tutti i movimenti politici si fanno carico del problema solo limitatamente alla rispettiva parte del Paese. Superare questo è prioritario.

A mio parere non è neanche necessario turbare questo con progetti che vanno troppo in profondità. Il problema principale è il seguente: non deve essere un approccio limitato alla parte del Paese ma un approccio complessivo. Il paese nativo è compromesso dall’approccio limitato. In generale i concetti Nazione e Nazione Democratica sono offuscati dagli approcci frammentari in tutte le quattro parti del Paese. Questo significa una fondamentale approvazione di Sykes-Picot, una cosa che rifiutiamo in modo deciso. Per superare questo, dobbiamo diventare un partito politico che agisce con una consapevolezza nazionale sulla base del paese nativo diviso in quattro. Il modello va discusso quando saremo riusciti a fare questo. Il congresso nazionale è uno di questi modelli.

Cosa succederebbe se radunassimo le conquiste della parte orientale o di quella occidentale nel sud? Non farebbe altro che distruggerle. Ma se mettiamo insieme questi valori in modo ragionevole, allora li proteggiamo e li rafforziamo. Per questo dobbiamo disporre una legittimità politica comune. Deve essere democratica e avere un consenso comune di tutti.

E i curdi insieme hanno una legittimità politica? Sono piuttosto limitati a un punto di vista soggettivo. Nel Rojava sta avendo luogo una rivoluzione e ognuno si limita al suo punto di vista. Lì avviene un massacro, ma ognuno lo considera dal proprio punto di vista. Nel Rojhilat [Kurdistan orientale] è in atto una svolta, ma ognuno si limita al proprio punto di vista. I problemi diventano più profondi e i valori quasi si dissolvono. Questo deve essere superato. Dobbiamo diventare un tetto politico che sia all’altezza di ciascuna parte del Paese. Questo significa che dobbiamo sia difendere la rivoluzione nel Rojava che opporci ai massacri di Erdoğan nel nord. E dobbiamo sostenere il potenziale politico nella parte orientale. E dobbiamo assumerci responsabilità per la rimozione dei problemi nel sud. Questo è estremamente importante.

E non dobbiamo inoltre disporre di una diplomazia? Attualmente i curdi con la loro lotta di liberazione hanno raggiunto una posizione attraverso una lotta molto intensa. Migliaia di uomini e donne hanno dato la loro vita per questo. Attraverso questi valori i curdi hanno raggiunto una forza a livello internazionale e regionale. E ora si determina una situazione che viene motivata con una »impostazione politicamente indipendente«, attraverso la quale si cerca di determinare la propria politica e involontariamente vengono dilapidati valori conquistati. Non è invece necessario proteggere i valori curdi comuni e potare una diplomazia nazionale su un denominatore comune? È necessario che ciascuno che è veramente attivo per la diplomazia curda valuti con molta attenzione cosa sia interessate o nocivo. L’unità della forza comune, la diplomazia comune e altri aspetti simili sono la legittimazione politica. E ora si determina una situazione che viene motivata con una »impostazione politicamente indipendente«, attraverso la quale si cerca di determinare la propria politica e involontariamente vengono dilapidati valori conquistati. Non è invece necessario proteggere i valori curdi comuni e potare una diplomazia nazionale su un denominatore comune? È necessario che ciascuno che è veramente attivo per la diplomazia curda valuti con molta attenzione cosa sia interessate o nocivo. L’unità della forza comune, la diplomazia comune e altri aspetti simili sono la legittimazione politica. E noi dobbiamo rendere questo un valore nazionale e unirlo in un solo punto.

 

Intervista a Rıza Altun, cofondatore del PKK e componente del Consiglio Esecutivo della KCK

Kurdistan Report Novembre/Dicembre 2017

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