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Interviste

La Turchia scivola verso il blocco di potere orientale

Rıza Altun, componente del Consiglio Esecutivo dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), sull’avvicinamento tra la Turchia e l’Iran, e i retroscena dell’acquisto di missili russi da parte della Turchia.

Da quando la Turchia è parte dei colloqui sulla Siria ad Astana possiamo notare un avvicinamento tra Teheran e Ankara. Da ultimo ora il capo di stato maggiore iraniano ha visitato la Turchia. Quali fattori portano a questo avvicinamento tra Iran e Turchia? Quali effetti dovrebbe avere l’avvicinamento sul rapporto tra l’Iran e i curdi?

Nella crisi del Medio Oriente la Turchia ha più volte invertito il proprio corso. Ogni volta che con la sua politica ha urtato contro un muro ha dovuto cercare di reimpostarsi in qualche modo. Nella guerra in Siria e in Iraq questo si è verificato negli strappi nell’alleanza tra Turchia – Arabia Saudita – Qatar, e soprattutto nella decadenza militare di organizzazioni sulle quali la Turchia ha puntato, come Stato Islamico o il Fronte Al-Nusra. Questi sviluppi allo stesso tempo hanno rappresentato la bancarotta della politica tura fin qui seguita in Medio Oriente. L’AKP con la crisi da lui prodotta con la Russia sperava di ottenere un colpo liberatorio. Attraverso la rivalità nei confronti di Mosca doveva avvenire un maggiore coinvolgimento nell’alleanza occidentale. Quando anche questo è fallito e la Turchia si trovava sempre più isolata, è stata compiuta ancora una volta una svolta a 180 gradi e ricercata l’alleanza con la Russia. Vediamo quindi che la posizione di Ankara attualmente è una posizione molto solitaria. Ci sono a stento attori che cercano un’alleanza strategica con la Turchia. Restano solo Paesi come il Qatar che si trovano loro stessi in una crisi profonda, o gruppi islamisti radicali sui quali l’influenza si vuole mantenere almeno parzialmente.

Ma anche attraverso il Fratelli Musulmani, il Fronte Al-Nusra o IS, Ankara non riesce più ad andare davvero lontano. Questo lo vede anche l’AKP. Chi resta è il Qatar. Perché anche le relazioni con gli USA e l’Europa si trovano ad un livello minimo. E così ad Ankara ci si aggrappa ad ogni filo rimasto, a prescindere da quanto possano essere sfavorevoli le condizioni.  Per questo la Turchia attualmente punta sul fatto di lisciare le onde con la Russia e a costruire le relazioni nell’emisfero orientale. Allo stesso tempo con questo nuovo orientamento ha anche cercato di mettere in qualche modo sotto pressione l’occidente e di rafforzare in questo modo la propria posizione. Ma con il fallimento di questa strategia del ricatto è riconoscibile un maggiore slittamento della Turchia in direzione del blocco di potere orientale.

Con questo mi riferisco ad esempio all’acquisto di un sistema di difesa anti-missile dalla Russia e a sviluppi simili. Ankara cerca disperatamente di accaparrarsi il suo posto tra i suoi nuovi „partner“. Russia e Iran sanno sfruttare bene questa disperazione della Turchia per i propri scopi. Orientano la politica estera del governo turco in base alla loro politica estera. La Russia lo fa in modo molto evidente. Anche l’Iran cerca di trarre profitto da questa situazione. La Turchia per parte sua crea l’idea apparente che non si trovi affatto isolata e in questo quadro cerca di fare certi tentativi di avanzata.

Quali tentativi di avanzata?

L’invio di soldati turchi a Bashiqa nel Kurdistan del sud o gli interventi militari nel nord della Siria, da Jarablus fino ad al-Bab e gli attacchi partiti da lì a Mınbiç o Afrîn – queste sono avanzate che per la Turchia diventano possibili nella nuova costellazione di alleanze. Per ciascuna di queste avanzate Ankara deve fare concessioni alla Russia e all’Iran. Solo in questo modo gli viene concesso lo spazio limitato per le sue iniziative. In questo modo avviene l’avvicinamento tra la Turchia e l’Iran. Con questo l’AKP però si sposta su un terreno estremamente pericoloso, vista la politica di isolamento che gli USA vogliono costruire contro Teheran.

Considerando il quadro complessivo diventa chiaro che l’avvicinamento tra l’Iran e la Turchia non è un mero risultato di sforzi diplomatico-politici da entrambe le parti. Perché alla fine dei conti entrambi i Paesi dispongono di una lunga tradizione di contraddizioni politiche e confessionali. Che in questi giorni si avvicinino in questo modo, ha a che fare con la politica internazionale, lo stato complessivo della regione e la situazione nei due Stati nella loro costellazione attuale.

Sia Teheran sia Ankara valutano gli attuali sviluppi regionali come a loro sfavorevoli. Per questa ragione agiscono insieme. Per dirlo in modo ancora più esplicito, la questione curda sia in Iran sia in Turchia è un problema sostanziale. Se ora la questione curda nel Kurdistan del sud e nel Rojava in parte si muove in direzione di una soluzione, questo può condurre al fatto che l’Iran e la Turchia intensifichino ancora di più la loro collaborazione. Questa è la parte pericolosa di questa alleanza di scopo e per questa ragione l’avvicinamento tra i due Stati va seguito con grande attenzione.

Per noi è significativo che dalla rivoluzione islamica per la prima volta un capo di stato maggiore visiti la Turchia. Dietro a questo c’è più del tentativo dei due Stati di staccarsi dall’isolamento dato. Piuttosto si cerca di valutare se e in che modo questi due governo nel caso di una nuova crisi nella regione possono lavorare insieme. Per il Medio Oriente questo avvicinamento rappresenta un potenziale pericolo. Anche la lotta comune contro le conquiste e la linea della lotta di liberazione curda può essere un risultato di questa collaborazione.

Ma i due Stati possono davvero sperare di guadagnare qualcosa da questa alleanza? Hanno una ragione fondata per una speranza?

La Turchia si trova in una posizione nella quale nella lotta contro le conquiste curde è pronta a collaborare con tutti e tutto. Tutta la sua politica è addirittura costruita sulle fondamenta della negazione dei curdi. Nel caso dell’Iran la situazione invece è un po’ più complessa. Per via della sua posizione attuale nella politica mondiale, anche per via del suo ruolo in Iraq e in Siria per l’Iran potrebbe diventare uno svantaggio impegnarsi in modo vincolante con la Turchia in una linea anti-curda. Questo renderebbe l’Iran ancora più attaccabile. Perché il prezzo per portare la Turchia nel proprio campo per l’Iran difficilmente può essere quello di entrare in conflitto con altri attori politici nella regione. L’alleanza con Ankara quindi per Teheran potrebbe diventare una trappola. La Turchia invece se l’Iran diventa il bersaglio generale potrebbe tirare la testa fuori dal cappio in modo elegante.

Rispetto a questa ipotesi basta guardare le dichiarazioni dalla Turchia dopo l’incontro con il capo di stato maggiore. Da aree governative sono arrivate dichiarazioni come il fatto che sarebbero pronti per un’operazione militare congiunta con l’Iran contro il PKK. Rispetto al Rojava si sono sentite anche dichiarazioni come, „anche in altre zone possiamo agire insieme“. Interessante è solo che l’Iran poi ha chiarito che un’intesa del tipo che paventa la Turchia non è affatto data. Già da queste dichiarazioni contraddittorie si può quindi capire che l’avvicinamento alla Turchia per l’Iran comporta grandi rischi. Se nonostante questo a Teheran si decidesse a favore di una lotta comune anti-curda con la Turchia, questo equivarrebbe a una guerra difensiva dei curdi contro l’Iran.

Per noi quindi su questo punto è importante riconoscere quali sono le ragioni per questo avvicinamento tra i due Stati. Quando avremo individuato queste ragioni, saremo anche in grado di comprendere meglio i pericoli che scaturiscono da un’alleanza turco-iraniana.

 

Questa intervista è stata pubblicata in originale il 14.09.2017 con il titolo “Türkiye artık Avrasya çizgisinde” sulla homepage del quotidiano curdo Yeni Özgür Politika.

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