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Kurdistan

Attentato suicida a Dilok: IS colpisce ancora una volta come da desideri dalla Turchia!

Verso le 22:30, ora locale, il 20 agosto nella provincia di Dîlok (Gaziantep) è stato commesso un sanguinoso attentato suicida contro una festa di matrimonio. Il matrimonio si svolgeva nel quartiere di Dîlok, nel quale vivono in prevalenza curdi e curde. Anche il matrimonio in questione era un matrimonio curdo. Secondo le prime ipotesi l’attentato sarebbe da ascrivere all’organizzazione terroristica Stato Islamico (IS).

Testimoni oculari che poco dopo l’attacco hanno fatto dichiarazioni a canali televisivi hanno affermato che sulle strade dopo l’attentato si vedevano pezzi di corpi e molte ambulanze arrivavano dagli ospedali circostanti al luogo dell‘attentato e che c’erano molti morti e feriti. La mattina dopo l’attentato, il governatore di Dîlok ha parlato di complessivamente 51 morti.

Solo un’ora dopo l’attentato il governo turco ha emesso un blocco delle informazioni sulla zona, dopo che nazionalisti turchi hanno attaccato il quartiere al grido di Allahu ekber con bandiere turche. I nazionalisti avrebbero anche impedito alle persone di donare sangue per i feriti negli ospedali circostanti.

La provincia di Dîlok si trova al confine con la Siria ed è considerata roccaforte di IS. Così la città di Jarablus sul confine turco-siriano controllata da IS, si trova nelle dirette adiacenze della provincia di Dîlok. A Jarablus sono fuggiti molti terroristi di IS dopo che poco fa le Forze Democratiche Siriane hanno liberato la città di Minbic (Manbij).

KCK: L’AKP è responsabile di questo attacco

L’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK) oggi in una dichiarazione scritta ha attribuito la colpa per questo massacro della popolazione curda al governo dell‘AKP. Così la KCK dichiara: „Anche se IS ha eseguito questo massacro, ne è responsabile il governo dell‘AKP. Perché l’AKP ha nutrito e fatto crescere IS. Ha chiuso gli occhi e lasciato che IS si organizzasse e si rafforzasse a Dîlok. Il governo dell’AKP tramite IS ha cercato di esercitare influenza in Siria e di soffocare la rivoluzione del Rojava. Quindi non ha solo contribuito al fatto che la Siria si sia trasformata in un mare di sangue, ha anche spianato la strada per sanguinosi massacri in Europa, in Turchia e in Kurdistan.“

La dichiarazione prosegue affermando che l‘AKP attualmente usa IS sia per i propri interessi politici e che come provocatore. Così in Turchia negli ultimi giorni si discute di nuovo intensamente su quali siano le condizioni e le motivazioni per intervenire nel nord della Siria e nel Rojava. „Il capo die servizi segreti turchi, Hakan Fidan, già due anni fa aveva parlato del fatto che dalla Siria si potrebbero lanciare senza problemi due missili verso la Turchia, per creare così la legittimazione per un intervento di terra. Per questo anche ora non è da escludere che questo massacro di IS sia stato eseguito su istruzioni del servizio segreto turco MIT. Perché la Turchia con il massacro di Dilok cercherà di convincere le potenze internazionali e regionali della necessità di una zona cuscinetto per la Siria. Questo massacro, questa provocazione, devono appunto servire a quell‘obiettivo della Turchia. E mentre con la creazione di una zona cuscinetto si vuole procedere contro le conquiste delle curde e dei curdi nel Rojava, come obiettivo della provocazione che vuole legittimare questo modo di procedere, sono stati scelti sempre curde e curdi“, così la KCK.

Solo poche ore prima del massacro la KCK aveva pubblicato una dichiarazione in cui sottolineava la sua disponibilità al dialogo e per una ripresa dei negoziati di pace, non appena lo Stato turco intraprenderà dei passi credibili in questa direzione. Anche nell’ottobre dello scorso anno in occasione di una manifestazione per la pace ad Ankara c’è stato un attentato suicida di IS, poco dopo il quale la KCK aveva dichiarato la propria disponibilità a proclamare una tregua in determinate condizioni. Davanti a questo scenario si pone la domanda se anche questo attentato a Dîlok rappresenti una risposta alla dichiarazione della KCK.

Il sostegno e l’intreccio dello Stato turco con i gruppi jihadisti è un segreto aperto. Solo pochi giorni fa è venuto fuori che anche il governo federale considera la Turchia una piattaforma di azione per gruppi islamisti del Vicino e del Medio Oriente. In questo contesto è evidente che la Turchia usa i gruppi terroristici non solo all’estero, come in Siria, ma anche all’interno del Paese contro i curdi.

Lunedì il Ministro degli Esteri turco Mevlüt Cavusoglu ha dichiarato che il suo governo è estremamente preoccupato per via degli sviluppi nel nord della Siria e l’avanzata delle forze curde su Al Bab. Ha nuovamente sottolineato che questa è una linea rossa della Turchia e che le unità curde dopo la liberazione di Minbic dovrebbero ritirarsi a est dell‘Eufrate. Il governo turco ha apertamente minacciato che dopo la liberazione di Minbic si sarebbe impedito con ogni mezzo che curde e curdi controllino una zona con una continuità nel nord della Siria. Con questo si intende la preoccupazione della Turchia che le unità delle Forze Democratiche della Siria avanzino fino ad Afrin e così colleghino tra loro i tre cantoni del Rojava. Mentre i cantoni di Cizîrê e Kobanê dalla liberazione di Girê Spî (Tal Abyad) a metà giugno dello scorso anno sono collegati tra loro, i cantoni di Afrin nel nordovest della Siria è ancora isolato ed è assediato dalle forze del regime di Assad, da IS e da altri gruppi jihadisti.

Civaka Azad – Kurdisches Zentrum für Öffentlichkeitsarbeit, 21.08.2016

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