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Iniziativa alla Rai di Firenze-Comunicato

Stamattina a ‪#‎Firenze‬, blitz a sorpresa negli uffici della #‎Rai‬ regionale, per dununciare quanto da settimane ormai sta accadendo nel ‪#‎Bakur‬, il‪#‎Kurdistan‬ turco, dove le forze speciali, la polizia e l’esercito turco, sotto la copertura di un “coprifuoco” che altro non è che sospensione totale di ogni minimo diritto, stanno conducendo un vero e proprio massacro contro la popolazione curda. Con una rappresentanza della comunità curda toscana abbiamo chiesto immediatamente un incontro con la redazione, chiedendo di poter esprimere sui canali d’informazione tutta la nostra solidarietà al popolo curdo e alla sua resistenza, denunciando i massacri, le violazione dei diritti umani più basilari, la violenza e la sopraffazione dello stato turco, paese NATO e alleato dell’Europa e dello stato italiano, chiedendo la fine del silenzio e un’informazione corretta su quanto sta accadendo al popolo curdo in Bakur.

Di seguito il Comunicato Stampa consegnato alla Rai Toscana e ai giornalisti presenti

ROMPIAMO il SILENZIO -FERMIAMO il MASSACRO IN KURDISTAN

Il 15 febbraio del 1999 un complotto internazionale consegnava il leader del Pkk Abdullah Ocalan alla Turchia. Da allora è in isolamento in un carcere di massima sicurezza ; la questione kurda è tutt’altro che risolta.Oggi, a distanza di 17 anni, il movimento kurdo che si riconosce nel Pkk continua a portare avanti il suo progetto di liberazione, estendendosi nel Rojava in territorio siriano, dove la resistenza dei kurdi all’IS ha suscitato attenzione e solidarietà a livello internazionale. Da oltre 6 mesi nel Kurdistan del nord, in territorio turco, è in corso una vera e propria guerra nei confronti delle città a maggioranza kurda, con 10.000 uomini del secondo esercito della Nato che assediano letteralmente i principali centri della resistenza che stanno sperimentando forme di autogoverno e autodifesa.

17 distretti nelle 4 principali provincie kurde sono sottoposti a coprifuoco totale (24h). Le città di Amed e Cizre, con una popolazione di oltre 2 milioni di abitanti, sono assediate da più di 2 mesi, sottoposte ad una vera e propria legge marziale, con i militari che prendono di mira chiunque osi uscire di casa, sia pure per cercare un po’ di cibo e acqua, o per portare in ospedale i feriti. Nemmeno alle ambulanze è permesso circolare, non è consentito ai familiari recuperare i corpi dalle strade, mentre quelli che muoiono in casa vengono tenuti per giorni nei frigoriferi domestici. Negli ultimi mesi i morti fra i civili sono stati centinaia, fra cui molti bambini. Si muore ogni giorno non solo a causa delle pallottole turche, ma anche di sete, di fame, reclusi negli scantinati di edifici crivellati da colpi di mortaio. Si muore bruciati vivi, come accaduto nelle ultime 2 settimane a ben 82 persone.

300.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie case, mentre l’economia del sudest è messa in ginocchio nel tentativo di fare terra bruciata, spezzare la resistenza e realizzare il progetto totalitario e fascista di Erdogan: un partito, un leader, una bandiera, una religione, un’etnìa.Siamo qui oggi perché tutto questo avviene nel silenzio quasi totale della stampa internazionale, compresa quella italiana.

In Turchia le libertà di stampa e di espressione, sia politica che culturale, sono di fatto inesistenti, e non solo per i kurdi. La repressione del dissenso nei confronti del “sultano” Erdogan permea ormai ogni aspetto della vita pubblica e privata.
Giornali, TV, social media di opposizione vengono continuamente chiusi o sottoposti a censura, oltre 70 giornalisti sono sotto processo ed alcuni rischiano l’ergastolo per aver svolto il proprio lavoro.

Centinaia di sindaci, parlamentari, membri del partito filo-kurdo HDP e dei partiti della sinistra turca sono oggi detenuti nelle carceri turche.Migliaia di accademici, registi, scrittori, sindacalisti, attivisti dei diritti umani, chiunque alzi la voce contro le politiche genocide e liberticide dell’AKP, subisce la stessa inesorabile sorte. Nemmeno lo sport si salva, con la squadra di calcio kurda Amedspor sottoposta a perquisizioni, multe e squalifiche per essersi data un nome kurdo e perché la sua tifoseria intona cori che chiedono la fine delle operazioni militari in KurdisNoi non possiamo restare in silenzio.

La Turchia è considerata dall’Italia, l’UE e da gran parte della comunità internazionale un partner affidabile con cui intrattenere relazioni politiche, proficui rapporti economici e una crescente collaborazione in campo militare. Tutto questo è reso possibile dal sostegno delle varie organizzazioni internazionali, UE e NATO in testa, e dalla corresponsabilità di tutti i governi delle cosiddette democrazie occidentali.Per questo siamo qui oggi, per denunciare questo silenzio che equivale a complicità.Perché venga dato spazio, voce e solidarietà a coloro che ogni giorno si difendono da simili attacchi. Per chiedere con forza la liberazione di Ocalan e la rimozione del PKK dalle liste antiterrorismo.

Coordinamento Toscano per il Kurdistan – CTK
Comunità kurda toscana

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