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Kurdistan

La Turchia è ripiombata negli anni ’90?

Silvan (Farqin in kurdo), provincia di Diyarbakir (Amed in kurdo) è una delle prime città in cui la popolazione ha dichiarato l’autogestione dopo le elezioni del 7 giugno. Il partito HDP (Partito Democratico dei Popoli) per la prima volta nella storia della Repubblica turca superando la soglia di sbarramento del 10% ha portato un partito filo kurdo in Parlamento e ha impedito a Erdogan di realizzare il suo sogno egemonico.

A Silvan l’HDP ha ottenuto l’88% dei voti, nella maggior parte delle città del Kurdistan del Nord (Bakur) le percentuali sono state altissime, in alcuni villaggi addirittura del 100% dei voti.

La volontà del popolo e di autogovernarsi, nel Kurdistan del Nord la popolazione ha iniziato da tempo ad autogestirsi attraverso le municipalità e le assemblee di quartiere ma l’intervento dello Stato è ancora troppo forte. Il risultato delle elezioni non è stato accettato da Erdogan e la risposta è stata una strategia della tensione fatta di attentati, coprifuoco, arresti, bombardamenti, torture, esecuzioni extragiudiziali.

Silvan è la città in cui lo stato negli anni ’90 ha compiuto gli atti più violenti per mano di gruppi paramilitari come Hizbollah (collaboratori kurdi islamisti), guardiani di villaggio e Forze Speciali (Jitem).

Nel Kurdistan del nord sono stati giustiziati più di 15000 civili, più di 3000 solo nella città di Silvan.Armati dallo stato uccidevano in mezzo alla strada chiunque non fosse allineato con il potere, per giorni terrorizzavano la gente che non poteva recuperare i corpi per seppellirli.

Migliaia di persone prese in custodia cautelare non sono mai tornate a casa, e molto tempo dopo sono state ritrovare diverse fosse comuni in tutto il Kurdistan, ancora molti corpi non sono stati ritrovati.Negli ospedali statali venivano dati medicinali che provocavano infertilità, aborti alle donne incinta, e che hanno reso disabili molti bambini.

Con armi pesanti dalle montagne bombardavano le città e i villaggi e bruciavano case e automobili con la gente dentro, bestiame, boschi e campi coltivati.Decine di migliaia di abitanti dovettero lasciare Silvan e i villaggi circostanti, e trasferirsi nelle metropoli della Turchia.

Questa situazione è andata avanti per 10 anni.

Le forze speciali di Jitem giravano per le città con delle macchine bianche conosciute con il nome Toros, prendevano la gente in mezzo alla strada la portavano in luoghi deserti e la giustiziavano.

Il presidente del governo turco Ahmet Davutoglu nel comizio dell’AKP del 20 ottobre nella città di Van ha dichiarato “Se l’AKP non otterrà il potere (nelle prossime elezioni), da queste parti gireranno squadroni della morte, gireranno le Toros bianche”

Questa dichiarazione segue quella di Erdogan che ha dichiarato “Se avessimo ottenuto 400 deputati tutto questo non sarebbe successo” riferendosi all’attentato di Suruç, e alle violenze degli ultimi mesi.Le minacce non sono nemmeno più nascoste come non lo è la loro messa in pratica.

A Cizre in 9 giorni di coprifuoco sono stati uccisi 21 civili, il numero più alto, ma in tutto il Kurdistan negli ultimi 4 mesi sono stati giustiziati più di 170 civili, tra cui moltissimi bambini.Come negli anni ’90 veniva impedito di seppellire i cadaveri e di portare i feriti in ospedale così negli ultimi mesi chi tentava di soccorrere i feriti è stato giustiziato dai cecchini e la maggior parte delle vittime sono morte dissanguate.

In quegli anni la gente non era pronta a reagire a tutto questo, adesso è consapevole e organizzata, ha conquistato esperienza politica, per evitare un nuovo massacro ha dichiarato l’autodifesa.

Interi quartieri sono stati isolati e sono sotto attacco. L’esercito bombarda con armi pesanti e i cecchini sparano nelle case. La sera le forze speciali e la polizia minacciano la popolazione costringendola a rimanere in casa e a chiudere i negozi lasciando per giorni farmacie e forni inaccessibili, tagliando corrente e acqua.

di Rete Kurdistan Italia 

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