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Kurdistan

Intervista alla Co-Presidente della Municipalità di Suruc

Due giorni fa insieme alla staffetta romana abbiamo incontrato la co-presidente della municipalità di Suruc, Zuhal Elhnez, con cui abbiamo effettuato un’intervista. Abbiamo voluto sapere come viene gestita la vita nei campi profughi autorganizzati e come è strutturata la vita amministrativa della città.

Qual’è l’impegno dell’amministrazione cittadina riguardo all’ospitalità dei rifugiati di Kobane?

Dopo il15 settembre, quando l’Isis ha iniziato ad attaccare Kobane, non ci aspettavamo che così tanta gente sarebbe arrivata in così poco tempo e ci siamo trovati impreparati. Abbiamo subito cercato una collaborazione con la Prefettura di Suruc per gestire i campi autonomamente. Il governo turco invece, ha creato un’associazione chiamata AFAT che ha aperto due campi profughi nel quale sono ospitate 6100 persone.

Ci aspettavamo un sostegno dal governo ma ciò non è avvenuto. Abbiamo pertanto istituito un tavolo anticrisi con i partiti HDP e BDP grazie al quale abbiamo potuto gestire i campi in maniera efficiente: Infatti al loro interno esistono varie commissioni che si occupano di tutti gli aspetti, dall’alimentazione alla salute, dall’istruzione alla logistica e così via. Le commissioni sono composte dagli abitanti dei campi e i presidenti di ciascuna di queste si confrontano con la municipalità per organizzare il lavoro.

Inoltre anche alcune città e municipalità limitrofe offrono la loro collaborazione e il loro aiuto oltre alle forniture di macchine ad esempio per il trasporto dell’immondizia, delle cucine o dei bagni.

Il governo turco rende più difficile il nostro lavoro, poiché quando le organizzazioni internazionali tentano di portare aiuti, vengono bloccati alla dogana oppure spesso vengono fatte pressioni per dirottarli ad AFAT.

La stragrande maggioranza di profughi vive nei campi autogestiti, mentre solo una piccola parte è stata ospitata in quelli governativi.

Come sono composte le commissioni di gestione dei campi?

Il Comune si occupa solamente degli aspetti tecnici: portare corrente elettrica, costruire l’impianto fognario o ad esempio cercare i volontari. Nei primi giorni il Comune ha affiancato un proprio responsabile agli abitanti e ai volontari per la gestione della vita nei campi. Ora invece i membri delle commissioni vengono scelti tra gli abitanti stessi.

Qual’è l’atteggiamento del governo turco nei confronti della popolazione curda?

Prima dell’attacco dell’Isis nessuno parlava del popolo curdo e nessuno sapeva come si viveva qui e come era organizzata la nostra società. Credo sia una vergogna che il PKK si trovi ancora nella lista nera delle organizzazioni terroriste. Io ho la possibilità di parlare della questione curda grazie proprio al PKK e al movimento curdo.

A Kobane in questo momento il YPJ combatte a fianco al YPG grazie al fatto che il PKK ha dato voce alle donne. La Turchia invece nel corso degli anni ha ammazzato tantissimi curdi e curde e ha portato avanti una guerra feroce al mio popolo nel silenzio di tutti i paesi del mondo. Il governo di Ankara sostiene economicamente e militarmente l’Isis insieme a Qatar, Arabia Saudita e altri paesi dell’area con la complicità dei paesi europei.

La Carta di Rojava viene applicata anche a Suruc?

Certo, questo sistema di organizzazione sociale e politica noi vogliamo applicarlo non solo in Kurdistan ma in tutto il Medioriente e vorremmo venisse esteso a tutto il mondo. Il pianeta invece è comandato da un gruppo ristretto di persone attraverso il capitalismo, di cui il nostro modello rappresenta l’antitesi e l’alternativa. Il nostro processo decisionale prevede l’esistenza di commissioni in ogni quartiere e in ogni villaggio e questo impedisce la penetrazione del capitalismo.

Ad esempio le commissioni lavorano per un sistema ecologico e compatibile con l’ambiente, mentre gli imprenditori costruiscono palazzi per motivi di speculazione e profitto. Anche a Suruc si amministra e lavora in base ai principi della Carta di Rojava, anche se la guerra ha ovviamente rallentato questo percorso a causa di altre questione più urgenti, come l’accoglienza dei profughi.

Chi ha l’ultimo potere decisionale tra regione, città e villaggio?

Ogni quartiere e ogni villaggio ha un proprio rappresentante per ogni commissione di ciascun quartiere nel Parlamento e qui si prendono le decisioni generali. Le decisioni che invece riguardano i singoli territori vengono prese dalla popolazione che abita in quei luoghi e non esiste un imposizione dall’alto, dalle istituzioni centrali. Tanti nostri compagni sono stati arrestati dal 2009 perché volevano mettere in atto questo sistema che si chiama confederalismo democratico che noi mettiamo a disposizione a tutto il mondo e che vorremmo estendere a tutta la Turchia.

di Staffetta per Kobane

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